Mozilla ottimizza JPEG

Mozilla ottimizza JPEG

La fondazione presenta il suo nuovo progetto: un nuovo algoritmo di compressione delle immagini JPEG. Una tecnologia in attesa di degni sostituti, ma ancora alla base del Web moderno
La fondazione presenta il suo nuovo progetto: un nuovo algoritmo di compressione delle immagini JPEG. Una tecnologia in attesa di degni sostituti, ma ancora alla base del Web moderno

Mozilla ha presentato mozjpeg , progetto FOSS per l’ottimizzazione delle immagini JPEG volto ad alleggerire il peso (in bit) telematico di un formato che molti danno per spacciato ma che continua a rappresentare l’ossatura dei contenuti grafici presenti in Rete.

Mentre c’è chi come Google mira a sostituire JPEG con il nuovo formato WebP , la fondazione del Panda Rosso sceglie invece di seguire una politica maggiormente conservativa e compatibile con il parco software progettato per funzionare con lo storico standard “lossy” (con perdita di qualità proporzionale all’aumento del livello di compressione) delle immagini su PC e non solo.

Piuttosto che proporre un nuovo formato incompatibile e sin qui poco utilizzato, l’approccio Mozilla prevede infatti di ottimizzare in maniera più intelligente e sofisticata i dati JPEG: con la compressione gestita da mozjpeg , spiega la fondazione , è possibile ottenere una riduzione del 10 per cento dei dati occupati da un campione di 1.500 immagini utilizzate su Wikipedia.

Già in passato Mozilla aveva fatto mostra di non essere affatto convinta delle capacità di WebP di ottenere risultati il 40 per cento superiori rispetto a JPEG, e la volontà di continuare a supportare quest’ultimo standard non fa che rafforzare questa scarsa fiducia nei confronti del design proposto da Google.

Il progetto mozjpeg mira a riprendere il lavoro di ottimizzazione sugli encoder JPEG che era diventato “sostanzialmente stagnante in termini di efficienza di compressione”, un metodo che garantisce una transizione morbida verso nuovi algoritmi e nuovi formati (diversi da WebP) che prima o poi finiranno per sostituire JPEG. Quando, però, è tutto da vedersi.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 6 mar 2014
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