Multimedialità, Italiani indietro in Europa

Multimedialità, Italiani indietro in Europa

Il Censis spiega come i cittadini del Belpaese si confrontano con i nuovi e vecchi media mentre aumentano truffe e raggiri ai danni dei più digitalizzati. Player mp3? Gli italiani ne sono innamorati
Il Censis spiega come i cittadini del Belpaese si confrontano con i nuovi e vecchi media mentre aumentano truffe e raggiri ai danni dei più digitalizzati. Player mp3? Gli italiani ne sono innamorati

Quanti italiani usano un solo medium e quanti li sanno usare tutti? Pochi: i monomediali italiani sono il 47 per cento della popolazione, che utilizza esclusivamente la televisione per tutte le proprie necessità dall’informazione all’intrattenimento. Si tratta di un dato emblematico sullo sviluppo culturale e tecnologico del paese, ultimo in Europa nella conoscenza e fruizione di nuovi media.

Ad affermarlo è il 40esimo Rapporto annuale del Censis presentato in questi giorni a Roma. L’unico paese in cui è così elevata la percentuale di monomedialità, nuova patologia e termometro del mondo che cambia, è la Francia, con un 47,1 per cento di cittadini poco avvezzi a nuove tecnologie. Ben diversi i dati in Spagna, dove solo il 38,7 per cento è monomediale, in Germania (32,3) e soprattutto UK (25,1).

A mitigare l’arretratezza italiana, segnala il Censis , è il significativo aumento di multimediali italiani in pochi anni: dal 46,6 per cento del 2002 si è giunti nel 2006 a quota 53 per cento. “Un incremento importante – sottolineano gli esperti dell’osservatorio – raggiunto grazie all’apporto delle fasce più giovani e più istruite della popolazione, ma con cui non riusciamo a colmare il divario che ancora ci separa dal resto d’Europa”.

In un contesto di questo genere, secondo il Censis la maggiorparte degli utenti utilizza i media soprattutto per informarsi e approfondire : nonostante la preminenza assoluta della televisione come medium di riferimento, queste due attività gli italiani le considerano della “massima importanza” (80,7 per cento “informazione”, 69 per cento “approfondimento”).

Singolare, dunque, che solo il 41,3 degli italiani consideri importante l’ intrattenimento attraverso i media o il relazionarsi con gli altri (45,3 per cento). Ma il motivo c’è: il Censis spiega che queste due “funzioni” dei media sembrano “centrali nell’esperienza della fruizione dei media di massa, ma che ormai sono quasi del tutto mescolate all’informazione e all’approfondimento”.

Di un certo rilievo il fatto che la musica , a cui il 46,5 per cento degli italiani attribuisce la “massima importanza”, sia fruita sì attraverso molti diversi canali (radio 77,4 per cento, tv 57,3 per cento) ma la “massima soddisfazione” la si registra in chi utilizza player mp3 : il 77,2 per cento degli utenti di questo medium ne è innamorato mentre il 69,7 per cento dei soddisfatti lo è grazie alla musica in Internet. Un dato che segnala la rotta per autori e produttori, sebbene si tratti di una fascia di utenza percentualmente molto inferiore a quella che utilizza i media tradizionali (tv e radio in primis).

Si tratta peraltro di dati che confermano quelli recentemente pubblicati proprio dal Censis in merito alla soddisfazione degli italiani per i media , in cui è Internet a farla da padrone, ben oltre la televisione che, malgrado ciò, rimane il focolare dei salotti per la stragrande maggioranza degli italiani.

Altri dati di interesse riguardano l’aumento dei cittadini del Belpaese che leggono libri mentre per i quotidiani cartacei il mercato premia la diffusione di un numero sempre crescente di “opere allegate”: sebbene i giornali vendano poco, gli allegati piacciono e vendono moltissimo. L’esplosione delle nuove tecnologie, l’utilizzo sempre più massiccio degli strumenti di comunicazione avanzati e di piattaforme di e-banking ed e-commerce, stimolano sempre più singoli e organizzazioni criminali che vedono nei nuovi strumenti della vita economica e sociale un’occasione per moltiplicare le vie di attacco. A questo, si associa un imponente aumento delle attività di contraffazione.

Il Censis approfondisce, spiegando che “le piccole e grandi imprese del crimine sembrano aver investito creatività e genio nell’individuazione di un bacino di potenziali vittime. I nuovi crimini – si legge nel Rapporto – sembrano essere influenzati dalla crescita delle domanda di marche e prodotti che rappresentano un vero e proprio status symbol, dall’aumento del numero di italiani che utilizza strumenti informatici e tecnologici, dall’incremento delle carte di pagamento in circolazione”

Studiando i casi di truffa e contraffazione che emergono in questi anni, spiega il Censis, si scopre che dinanzi a due fenomeni diversi ci sono le medesime componenti, riconducibili in modo particolare proprio ai nuovi media e alle nuove tecnologie . Sono gli strumenti digitali che consentono più facilmente che in passato di “riprodurre marchi, forme, prodotti multimediali, siti Internet, carte di credito”.

Allo stesso tempo stimola la creatività dei truffatori la diffusione del commercio elettronico che, spiega il Censis , “permette una distribuzione immediata e globale dei prodotti pirata e al contempo può trasformarsi in un potenziale strumento di frode”. La “internazionalità” della rete, sottolinea il Rapporto, rende anche più complesse le operazioni di contrasto, a partire dall’identificazione degli autori delle truffe.

Non è un caso, dunque, se tra il 1998 e il 2004 “il numero di articoli contraffatti sequestrati alle frontiere dell’Unione Europea è aumentato di oltre il mille per cento, passando dai 10 milioni del 1998 agli oltre 103 milioni del 2004”. Secondo il Rapporto, che basa le proprie stime sui dati forniti dalle forze dell’ordine, la contraffazione nel 2003 ha generato un volume d’affari di 1,5 miliardi di euro .

Oltre ai raggiri “tradizionali”, quelli “face-to-face”, spiega il Censis , aumentano i casi di sfruttamento criminale della tecnologia, ad esempio per appropriarsi dei codici delle carte di pagamento. “Le potenziali vittime – si legge nel Rapporto – sono tutti i possessori (delle carte, ndr.) che stanno aumentando di anno in anno”.

Il Rapporto parla anche del phishing , ormai “la frode informatica più utilizzata per ottenere dati personali degli utenti di Internet banking”, dati che vengono usati perlopiù per sottrarre fondi” che si trovano su “conti accessibili dalla rete”. Se il fenomeno cresce è anche perché gli utenti di e-banking sono ormai 6 milioni , in particolare nel Nord Italia.

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Pubblicato il
4 dic 2006
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