Roma – Si può essere condannati per aver dato il proprio appoggio finanziario a chi commetteva una illegalità ma che, all’epoca, ancora non era stato condannato per questo? Se, a quanto pare, negli USA si può, in Germania ciò è vietato.
Ci voleva tutta la perizia della Corte Costituzionale di Berlino, infatti, per interporre la costituzione tedesca tra la multinazionale germanica Bertelsmann e i 17 miliardi di dollari di danni che le sono stati chiesti dalle consorelle EMI e Universal. Come noto, queste ultime vogliono spennare Bertelsmann per l’appoggio finanziario che diede a Napster quando quest’ultimo era nel pieno dei suoi guai giudiziari che poi l’hanno portato alla morte. Secondo EMI e Universal, Bertelsmann ha prolungato l’agonia di Napster consentendo ai suoi utilizzatori di violare ulteriormente il diritto d’autore delle due case discografiche.
I massimi giudici tedeschi sostengono che la denuncia presentata contro la major teutonica non possa essere legalmente trasmessa a quest’ultima. A loro dire, infatti, la causa che ne deriverebbe potrebbe violare la Costituzione federale tedesca e i diritti inalienabili dell’azienda. “Se denunce presentate presso tribunali esteri – hanno affermato i magistrati germanici – sono ovviamente manipolate per piegare un soggetto del mercato al volere di un altro attraverso la pressione dei media e le richieste di un tribunale, allora queste possono violare la costituzione tedesca”.
Cavilli? Forse, ma i soldi che sono stati chiesti a Bertelsmann sono davvero tanti e per il momento tutto si ferma, sebbene i giudici abbiano spiegato che solo tra sei mesi, dopo un esame completo della questione, verrà emessa una sentenza definitiva.