Napster presto fuori legge?

Napster presto fuori legge?

Secondo i Democrats americani il sistemone scambiafile dovrebbe essere messo al bando, così come altri sistemi che portano alla violazione di diritti d'autore e copyright
Secondo i Democrats americani il sistemone scambiafile dovrebbe essere messo al bando, così come altri sistemi che portano alla violazione di diritti d'autore e copyright


Washington (USA) – Mettere fuori legge Napster e tutte le tecnologie che, come Napster, consentono di aggirare diritti d’autore e copyright nell’era di internet. Questa indicazione non arriva dai discografici americani già impegnati in una battaglia legale contro il sistemone scambia-file ma dal Progressive Policy Institute, centro di ricerca politica dei Democrats americani.

Il rapporto dell’ Institute chiede che chi gestisce Napster o servizi analoghi assuma informazioni sui propri utenti, richiedendo identificativi elettronici, indirizzi “fisici” e numeri di carte di credito. Si chiede anche che Napster agisca molto rapidamente in questo contesto per rimuovere chi abusa del sistema e che lo stesso Napster sia considerato direttamente responsabile per le violazioni dei diritti d’autore provocate dai propri utenti.

Lo studio dell’Institute, “Napster and Online Piracy: The Need to Revisit the Digital Millennium Copyright Act”, invita a rivedere le attuali leggi e diverrà tema centrale nel dibattito in Commissione che si terrà oggi alla Camera a Washington. Una Commissione che si occuperà di sviscerare i modi in cui etichette più o meno note utilizzano Internet e quali sono i rischi per l’industria e gli artisti.

A favore di Napster, in questa battaglia che sembra una diretta conseguenza delle azioni delle lobby industriali al Congresso, verrà ascoltato il rapper Chuck D, da sempre impegnato nel dimostrare che gli .mp3 fanno vendere di più. Chuck D, tra l’altro, ha messo in piedi da qualche tempo Rapstation.com , un sito dal quale è possibile scaricare file .mp3 di band non molto note o di artisti che non hanno ancora firmato contratti con l’industria discografica.

Ma sarà proprio il rapporto dell’Institute a monopolizzare l’attenzione della Commissione che potrebbe decidere di portare all’attenzione di tutto il Congresso una revisione del Digital Millennium Copyright Act per spingere oltre il limite della legge vigente tutto quello che viene considerato una minaccia ai diritti industriali.

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Pubblicato il
24 mag 2000
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