Niente più accordi di riservatezza per gli sviluppatori che creano applicazioni per iPhone. Lo ha deciso Apple nella giornata di ieri, comunicandolo a tutti gli interessati tramite email e promettendo presto un nuovo contratto da firmare per rendere il tutto ufficialmente ufficiale. Peccato che la modifica non sia, per così dire, retroattiva.
“Abbiamo deciso di eliminare il non-disclosure agreement (NDA) per il software pubblicato per iPhone” si legge nella missiva. Da Cupertino fanno sapere di aver pensato originariamente all’NDA per proteggere la tecnologia che c’è dietro e dentro il melafonino , così che “altri non rubino il nostro lavoro”: una eventualità tutt’altro che remota, visto che “è già successo”. Tuttavia, questa strategia pare si sia rivelata più che altro un limite per gli sviluppatori stessi, impossibilitati a condividere informazioni utili con colleghi e pubblico e dunque limitati nella raccolta di suggerimenti preziosi per migliorare il proprio lavoro.
Ora però, grazie al “costruttivo feedback” ricevuto su questa materia, Apple ha deciso di far cadere questo muro: niente più NDA, nuovi contratti in arrivo, bisognerà solo fare attenzione a non divulgare in anticipo eventuali novità in arrivo per iPhone. Postilla: l’accordo di riservatezza vale ancora per tutti i software non pubblicati , se ne può parlare solo quando sono già finiti tra le pagine dell’AppStore.
Ecco, la sorpresa arriva in chiusura. La polemica in corso sulle modalità di valutazione delle applicazioni sviluppate per iPhone a cui viene negato l’accesso all’AppStore pare non influenzare minimamente le decisioni prese in quel di Cupertino. Polemica nata in seguito al rifiuto di commercializzazione per due applicativi, Podcaster e Mailwrangler , ufficialmente ritenuti superflui perché ridondanti con il software già presente a bordo del terminale.
Come ribadito pochi giorni fa dalla Mela, tutto quanto avviene prima della pubblicazione è coperto da segreto , e chi trasgredisce se la dovrà vedere con gli avvocati di Jobs e sudditi soci. Essendo i programmi respinti materialmente non pubblicati, per questi vale ancora l’accordo di riservatezza. Chi si infervora a sostenere le proprie tesi, magari pubblicando stralci di conversazione con Apple, dovrà pagarne le conseguenze: è tutto nero su bianco, sul contratto che hanno firmato.
Apple fa un passo avanti e un passo indietro. Da un lato si mostra disponibile al dialogo, dando l’impressione di voler trovare un accordo con gli sviluppatori – quelli che popolano l’ecosistema iPhone di contenuti e che lo rendono un prodotto desiderabile. Dall’altro non vuole far arrugginire il suo pugno di ferro nella gestione del melafonino: d’altra parte il motto della azienda è “think different”, mica “don’t be evil”.