Opera Mini alla cantonese

Opera Mini alla cantonese

Il governo cinese avrebbe ottenuto dalla norvegia un aiuto per tappare alcune falle dei filtri di stato. Attraverso cellulari di nuova generazione passa quella pornografia che non piace a Pechino
Il governo cinese avrebbe ottenuto dalla norvegia un aiuto per tappare alcune falle dei filtri di stato. Attraverso cellulari di nuova generazione passa quella pornografia che non piace a Pechino

Attraverso Opera mini, il browser norvegese basato realizzato per dispositivi mobile dotati di runtime Java, gli utenti cinesi fino a qualche giorno fa potevano assaporare i contenuti di siti teoricamente oscurati dalla Grande Muraglia digitale che circonda la rete dell’Impero celeste. La settimana scorsa, come riportato dalla BBC , Opera Software ha fatto in modo che cittadini della Repubblica Popolare utilizzassero una particolare versione del browser che, a differenza di quella internazionale, rispetta i filtri imposti da Pechino.

Stando a quanto dichiarato dalla stessa software house scandinava la differenza tra le due versioni consiste in una connessione diretta a server localizzati sul territorio cinese, mentre quella precedente utilizzava macchine situate fuori dai confini.

Secondo alcuni addetti ai lavori sarebbe stato il governo cinese a fare pressione sull’azienda norvegese affinché intervenisse per ripristinare la censura di stato .

L’esecutivo presieduto da Hu Jintao esercita un controllo quasi spasmodico su tutto ciò che circola a mezzo Internet, come dimostra il caso di Opera Mini. Se una volta erano i blogger quelli più colpiti, oggi la lotta a questa categoria si associa anche all’altra storica contro la pornografia. Anche un gigante come Google aveva ceduto di fronte alle insistenti minacce richieste del governo: il risultato portò all’applicazione di ulteriori filtri che eliminassero contenuti giudicati non fruibili dai cinesi.

Tuttavia lo sviluppo delle reti mobili sembra aver causato ulteriori problemi ai cacciatori di pornografia : complice degli utenti che al porno proprio non vogliono rinunciare sarebbero i network 3G, che secondo un funzionario del ministero delle telecomunicazioni permetterebbe a “individui fuorilegge” di scaricare più velocemente foto e video piccanti, alimentando così la diffusione di contenuti osceni.

Un approccio pesantemente regolatorio che difficilmente trova eguali nel mondo occidentale. Non deve aver fatto piacere quindi ai responsabili del provider statunitense AT&T il paragone fatto da un importante funzionario della Casa Bianca: per Andrew McLaughlin molti ISP locali adotterebbero tecniche in uso anche in Cina per regolare i conti con i propri utenti.

Giorgio Pontico

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Pubblicato il 26 nov 2009
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