San Francisco – Saranno tre le versioni open source di Solaris che, il prossimo anno, Sun introdurrà progressivamente sul mercato. Una sarà completamente gratuita per uso non commerciale; un’altra sarà accompagnata da una licenza che prevede il pagamento di alcuni diritti d’uso, e godrà di un supporto base; una terza, la più costosa, fornirà una completa gamma di servizi di assistenza e consulenza.
Parlando ad una conferenza tenutasi a San Francisco, John Loiacono, executive vice president di Sun, ha spiegato che il supporto base includerà le patch di sicurezza e l’assistenza via Web e telefono.
Il dirigente di Sun non ha ancora indicato alcuna data per il rilascio delle versioni open source di Solaris 10. Le edizioni closed source, annunciate ufficialmente a metà novembre , debutteranno sul mercato il 31 dicembre.
“La decisione di offrire Solaris 10 come software gratuito per uso non commerciale mira ad ampliare la base di utenti di Solaris e creare nuove opportunità per clienti e partner”, ha affermato alcuni giorni fa Glenn Weinberg, vice president, Operating Platforms Group di Sun. “Con questa mossa si aprono nuove opportunità anche per gli sviluppatori, che potranno così contribuire all’innovazione di Solaris”.
Weinberg ha poi aggiunto che il nuovo modello di sviluppo aiuterà Sun a ridurre il costo totale di possesso (TCO) e “offrire maggiore scelta e flessibilità attraverso specifici servizi su abbonamento”.
Ma la questione più importante, per il mondo open source, è quale tipo di licenza accompagnerà Solaris 10. Sebbene Weinberg affermi che non è ancora stata presa alcuna decisione definitiva, la scorsa settimana Sun ha sottoposto alla certificazione dell’Open Source Initiative (OSI) la “Common Development and Distribution License” ( CDDL ), una licenza ispirata a quella di Mozilla. Facendo due più due, molti hanno concluso che sarà proprio questa la licenza che accompagnerà il codice di Solaris: se così fosse, però, difficilmente Sun riuscirebbe a guadagnarsi le simpatie della comunità di Linux.
La CDDL, infatti, non è compatibile con la licenza GPL: ciò significa che, almeno a livello di codice, fra i due mondi non potrà esserci alcun tipo di osmosi. Del resto, perché una licenza possa ricevere la benedizione ufficiale dell’OSI, l’interoperabilità con la GPL non è un requisito essenziale.
Loiacono afferma che Sun conta di estendere il proprio modello open source – e dunque, presumibilmente, l’uso della licenza CDDL – al suo intero portafoglio di software middleware. Una strategia con cui il colosso dei server spera di guadagnare competitività nei confronti di alcune aziende del settore, come Jboss e il consorzio ObjectWeb, che hanno seguito questa strada prima di lei.
A San Francisco Loiacono ha poi fornito alcuni nuovi dettagli sugli sviluppi dell’accordo stipulato la scorsa primavera con Microsoft. A quanto pare le due aziende stanno lavorando all’interoperabilità fra le rispettive tecnologie di directory e su quelle per la gestione degli accessi e delle identità. Sun otterrà inoltre la certificazione per Windows di alcuni suoi server e dispositivi di storage.