Il padrino dell'AI prevede la fine dei programmatori nel 2026

Il padrino dell'AI prevede la fine dei programmatori nel 2026

Geoffrey Hinton, Nobel per la fisica 2024 e pioniere dell'AI, prevede che entro il 2026 gli sviluppatori software saranno obsoleti.
Il padrino dell'AI prevede la fine dei programmatori nel 2026
Geoffrey Hinton, Nobel per la fisica 2024 e pioniere dell'AI, prevede che entro il 2026 gli sviluppatori software saranno obsoleti.

Geoffrey Hinton ha vinto il Nobel per la fisica 2024 grazie al suo lavoro sulle reti neurali, ed è considerato una specie di oracolo. Quindi quando dice qualcosa, il mondo tech si ferma ad ascoltare. E stavolta le notizie non sono buone. Ha appena rilasciato un’intervista alla CNN dove sostanzialmente prevede che gli sviluppatori software saranno la prossima specie in via d’estinzione. Auguri di buon anno a tutti i web developer…

Geoffrey Hinton choc: “Gli sviluppatori software spariranno nel 2026”

La sua tesi è brutale: l’AI sta migliorando a una velocità pazzesca e tra un anno sarà in grado di sostituire gran parte dei lavori che oggi consideriamo al sicuro. Non parliamo solo degli operatori dei call center, che ormai sono sulla lista nera da tempo. No, Hinton punta il dito direttamente verso chi scrive codice per vivere.

Il ragionamento dello scienziato fila liscio come l’olio, ed è anche abbastanza inquietante. Dice che compiti di programmazione che prima richiedevano mesi di lavoro umano, oggi possono essere completati in un’ora grazie agli strumenti basati sull’AI. E se un progetto che prima richiedeva sei mesi ora ne richiede uno, significa che servono sei volte meno persone per portarlo a termine.

Avremo bisogno di pochissime persone nei progetti di sviluppo software., ha dichiarato con quella tranquillità agghiacciante tipica di chi sa di avere ragione, ma magari vorrebbe tanto sbagliarsi.

La cosa surreale è che Hinton è considerato uno dei padri fondatori dell’intelligenza artificiale moderna. Ha passato decenni a costruire le fondamenta di questa tecnologia, e adesso guarda la sua creatura crescere con un misto di orgoglio e terrore. Tipo Frankenstein, ma versione Silicon Valley.

Certo, riconosce che l’AI può portare progressi incredibili in medicina, nell’istruzione, persino nella lotta contro il cambiamento climatico. Ma subito dopo aggiunge che queste meraviglie portano con sé anche dei pericoli, e non credo che ci si stia concentrando abbastanza su come mitigarli. Traduzione: sì, è tutto bellissimo, ma stiamo correndo verso il burrone a tutta velocità senza freni.

L’appello ignorato di 700 scienziati spaventati

Hinton non è solo in questa crociata. A ottobre ha firmato, insieme ad altri 700 tra scienziati, imprenditori e figure politiche, un appello che suona come l’ultimo avvertimento prima del disastro. Il testo riconosce da un lato i benefici potenziali dell’AI, ma dall’altro mette sul tavolo scenari apocalittici, dalla perdita di posti di lavoro fino all’estinzione dell’umanità. Niente male come ventaglio di possibilità…

Il documento punta il dito contro le aziende tech che hanno dichiarato apertamente di voler sviluppare entro dieci anni una superintelligenza che superi gli esseri umani in praticamente tutti i compiti cognitivi. Non in alcuni, non nella maggior parte, in tutti.

I firmatari parlano di “obsolescenza degli esseri umani”, “perdita di potere economico”, “rischi per la sicurezza nazionale” e, giusto per non farci mancare nulla, “potenziale estinzione dell’umanità”.

La corsa senza senso verso la superintelligenza

La dichiarazione si conclude con un appello a fermare questa corsa folle verso la superintelligenza. Ma è un grido nel vuoto, perché nel frattempo le big tech continuano a investire miliardi in questa direzione, ciascuna terrorizzata dall’idea di rimanere indietro rispetto alla concorrenza.

Geoffrey Hinton, l’uomo che ha contribuito a creare tutto questo, oggi guarda il 2026 con la stessa allegria di chi prevede un funerale. E quando uno dei padri fondatori dell’AI dice che forse abbiamo esagerato, probabilmente varrebbe la pena ascoltarlo. Ma si sa, ascoltare non è mai stato il forte dell’industria tech.

Fonte: Fortune
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Pubblicato il
30 dic 2025
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