Parlamento UE: servono regole per le piattaforme online

Parlamento UE: servono regole per le piattaforme online

Il Parlamento Europeo chiede una maggior attenzione alle ingerenze straniere, chiamando ad un ruolo proattivo le piattaforme dei social media.
Parlamento UE: servono regole per le piattaforme online
Il Parlamento Europeo chiede una maggior attenzione alle ingerenze straniere, chiamando ad un ruolo proattivo le piattaforme dei social media.

Il Parlamento Europeo ha votato a grande maggioranza una proposta che sarà ora messa sul tavolo della Commissione Europea per fare in modo che l’UE possa costruire il proprio futuro al netto di possibili pericolose ingerenze straniere. La proposta mette insieme una lunga serie di proposte di vario tipo, peccando probabilmente proprio nell’eterogeneità dell’approccio, ma cogliendo comunque nel segno: non si può parlare di libertà se non si può parlare di indipendenza.

Non è solo questione energetica e, soprattutto, non è questione di breve periodo: quel che il Parlamento Europeo vuol aprire è un cantiere sull’Europa che sarà, soprattutto alla luce di quanto sta accadendo in Ucraina e delle ingerenze che le potenze straniere hanno portato entro i confini europei in questi anni. Ad essere tirato in ballo, ancora una volta, è anche e soprattutto il mondo online.

Regole per le piattaforme online

Queste le misure raccomandate al termine di un lavoro di approfondimento che termina in questo contesto internazionale belligerante, ma che in realtà è stato avviato ormai da un biennio attraverso la Commissione Speciale sulle ingerenze straniere e la disinformazione (INGE):

  • destinare finanziamenti pubblici a mezzi di informazione ampiamente distribuiti e pluralistici, giornalisti, verificatori di fatti (fact checkers) e ricercatori indipendenti;
  • valutare l’eventuale revoca delle licenze alle organizzazioni che diffondono propaganda di Stato straniera;
  • fare in modo che le piattaforme dei social media, veicolo delle ingerenze straniere, smettano di promuovere account falsi anche in lingue diverse dall’inglese;
  • far sì che le università europee riconsiderino la cooperazione con gli istituti Confucio, piattaforme di lobby cinesi;
  • chiedere chiarimenti circa le relazioni “estremamente inopportune” tra alcuni partiti politici europei e la Russia;
  • vietare i finanziamenti stranieri ai partiti politici europei e nazionali;
  • migliorare con urgenza la cibersicurezza e redigere un elenco di software di sorveglianza illeciti, come Pegasus, e
  • rendere più difficile agli attori stranieri reclutare ex politici di alto livello a fine mandato.

Si va dunque dalla lotta alla disinformazione al monitoraggio dei rapporti politici con Paesi esteri, ma una attenzione particolare è rivolta alle “piattaforme online” che nel nome della libertà di espressione lasciano spazio a propaganda costruita sul falso. La china è sempre estremamente pericolosa in questi casi ed un vero equilibrio tra libertà di espressione e necessità di fermare la disinformazione non è mai stata realmente trovata, ma è importante che l’Europa tenga aperto il cantiere:

Mentre la guerra è in corso in Ucraina, le piattaforme online e le aziende tecnologiche devono prendere posizione, sospendendo gli account che negano, glorificano o giustificano aggressioni, crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Nel lungo termine, abbiamo bisogno di una strategia chiara da parte della Commissione europea e di norme europee effettivamente vincolanti sulle responsabilità e la trasparenza delle piattaforme online. La resilienza deve essere il nostro scudo protettivo – dovremmo investire fortemente nel sostenere i media indipendenti di qualità, anche nel vicinato UE

Sandra Kalniete (PPE, LV), relatrice

Da una parte l’apertura, dall’altra la chiusura; da una parte la libertà, dall’altra la difesa; da una parte la necessità di una quanto più ampia informazione, dall’altra il timore di una scarsa trasparenza. La proposta del Parlamento viaggia su questi delicati binari e toccherà alla Commissione Europea trovare una sintesi per porre in essere misure che politica, giornalismo, economia e piattaforme online potranno assecondare in un momento tanto delicato. Tutto ciò non potrà però abdicare ai principi di libertà a cui l’UE si ispira, dunque il faro non sarà quello della censura: sarà, semmai, quello della trasparenza.

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Pubblicato il
10 mar 2022
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