Pedoporno privato e punito

Pedoporno privato e punito

Denunciato dai suoi colleghi, un cittadino canadese viene condannato a due settimane di prigione per detenzione di materiale pedopornografico. Nel computer perquisito, dieci storie mai condivise o pubblicate: solo inventate
Denunciato dai suoi colleghi, un cittadino canadese viene condannato a due settimane di prigione per detenzione di materiale pedopornografico. Nel computer perquisito, dieci storie mai condivise o pubblicate: solo inventate

È stata definita un “caso piuttosto unico” la storia di Michael Jay Thomas, cittadino canadese di 43 anni, sposato con una figlia, fedele al movimento religioso dei Testimoni di Geova. Un caso piuttosto unico , come sottolineato da una corte di Ottawa che lo ha condannato a due settimane di prigione per possesso di materiale pedopornografico, archiviato sull’hard disk del computer con cui lavorava. Una sentenza particolarmente lieve, dal momento in cui le accuse si erano basate solo ed esclusivamente su delle storie inventate: da Thomas stesso.

Ricostruendo i fatti, l’uomo era stato denunciato lo scorso anno da alcuni suoi colleghi che avevano scoperto il contenuto di una cartella all’interno di un computer sul luogo di lavoro. Qui, a parte il curriculum vitae di Thomas, c’erano una decina di storie aventi per oggetto situazioni incestuose e rapporti sessuali con ragazze minorenni. Si trattava di racconti inventati di sana pianta dal cittadino canadese o al massimo ripresi da Internet e modificati. Thomas – che ha poi ammesso di averli composti di propria mano – ha dichiarato di non aver mai avuto l’intenzione di pubblicare le storie in questione, né di condividerle attraverso la Rete.

I dieci racconti sono stati messi sotto chiave dalle autorità, aprendo un caso appunto unico, perché privo di vittime reali. È infatti stata questa la spinta maggiore degli avvocati difensori di Thomas che non hanno voluto invocare il fine artistico delle storie, come permesso dalla legge canadese in materia che tutela la libertà di espressione. Non è stato comunque duro il giudice Hugh Fraser che ha fatto notare l’esiguità del materiale oltre che la scarsa pericolosità dell’uomo. Thomas, infatti, aveva deciso di farsi aiutare al Royal Ottawa Hospital dove alcuni test fallometrici gli avevano diagnosticato una bassa propensione all’abuso nei confronti dei minori.

Thomas è stato condannato solo a 14 giorni di reclusione, obbligato a registrarsi come potenziale sex offender e costretto alla libertà vigilata per un periodo di due anni. Dovrà inoltre stare debitamente alla larga da due cose in particolare: i minori di 18 anni e qualsiasi dispositivo gli possa permettere l’accesso ad Internet.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
5 nov 2009
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