Pedoporno, sequestrati cinque siti italiani

Pedoporno, sequestrati cinque siti italiani

Le forze dell'ordine sono intervenute su cinque spazi web segnalati dalla task force di Telefono Arcobaleno. Intanto Telefono Azzurro rilancia: mai più minori soli su Internet. Occhio a telefonini e social network
Le forze dell'ordine sono intervenute su cinque spazi web segnalati dalla task force di Telefono Arcobaleno. Intanto Telefono Azzurro rilancia: mai più minori soli su Internet. Occhio a telefonini e social network

A pochi giorni dalla denuncia di Telefono Arcobaleno sul business legato alle immagini di pornografia infantile online, è ancora una volta la celebre associazione il motore di una operazione che ha portato al sequestro di cinque siti italiani .

In una nota, l’ associazione spiega che 24 ore prima del sequestro i suoi volontari, i componenti di quella task force che monitora sistematicamente il web a caccia di immagini illegali, avevano individuato “cinque siti pedofili”. Ed è bastata una segnalazione al Nucleo Investigativo Telematico della Procura della Repubblica di Siracusa perché nel giro di poche ore si ottenesse la chiusura di quegli spazi web.

Nella nota si sottolinea come i cinque siti rappresentassero un ponte d’accesso , una “backdoor”, come è stata definita da Telefono Arcobaleno, verso “una vastissima galassia di siti a contenuto pedopornografico che avevano registrato, in soli 2 giorni, ben 150mila contatti”. Di interesse il fatto che su quelle pagine, si legge nella nota, circolavano banner pubblicitari di imprese italiane molto conosciute, che l’Associazione “sta contattando privatamente”.

“È noto – ha dichiarato invece ieri Giovanni Arena, presidente di Telefono Arcobaleno – che i siti a contenuto pedopornografico sono tra i più visitati al mondo ed è necessario che le imprese che investono in internet si rendano conto che sfruttare questo perverso circuito, inserendo, più o meno consapevolmente, i propri banner pubblicitari, significa legittimare, in qualche modo, la pedofilia on line, subire forti danni d’immagine, ma soprattutto reiterare, milioni di volte, quell’orribile abuso sui bambini”. Naturalmente non c’è alcuna prova che le aziende fossero al corrente dell’uso di quei banner, il cui abuso è a portata di click per qualunque malintenzionato, una vicenda che probabilmente si integrerà all’indagine in corso su quei siti web e che dovrà evidentemente essere chiarita in sede di istruttoria.

Telefono Arcobaleno ricorda con l’occasione di aver effettuato fino ad oggi 175mila segnalazioni relative a materiale pedopornografico individuato in rete. Segnalazioni che non sempre si traducono nel sequestro dei siti, perché si tratta di materiali che si trovano spesso e volentieri in paesi non particolarmente attivi nell’opera di repressione contro il pedoporno. Mentre un sito che si trova in Italia può essere facilmente posto sotto sequestro dall’autorità giudiziaria, non altrettanto succede in quelle aree del mondo dove la segnalazione viene trasmessa alle autorità locali ma non si traduce in una vera e propria operazione di polizia, o richiede molto tempo perché ciò avvenga. Uno squilibrio normativo su cui si lavora anche in sede internazionale e che nei fatti lascia molti spazi di manovra al cosiddetto pedobusiness .

Su un altro fronte della salvaguardia dell’infanzia nell’era digitale si sta muovendo in queste ore anche Telefono Azzurro che il 12 febbraio presiede al convegno Safer Internet Day 2008 di Roma, “un convegno – illustra il sito dell’associazione – sui rischi di telefonini e social network”. Un appuntamento che si inserisce nell’omonima iniziativa internazionale e che è giustificata dalla difficoltà con cui famiglie, scuole e istituzioni si adattano al mondo digitale che cambia.

“Oggi assistiamo ad una enorme diffusione delle nuove tecnologie – ha dichiarato Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro – che sono una risorsa incredibile ma anche un pericolo per quei soggetti particolarmente vulnerabili che ne rappresentano i maggiori fruitori”. Il riferimento è a bambini e adolescenti per i quali, spiega Caffo, “gli strumenti di tutela finora adottati non sono sufficienti”.

Il perché del Convegno? Cercare di unire in uno sforzo collettivo tutti i soggetti interessati, non solo le scuole ma anche gli operatori di telefonia mobile, i provider ma “senza operare demonizzazioni collettive”.

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Pubblicato il
7 feb 2008
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