Pentagono, ecco le bombe davvero intelligenti

Pentagono, ecco le bombe davvero intelligenti

Spazzare via ogni congegno elettronico, e nel frattempo approfittarne anche per fare piazza pulita con l'esplosivo. Se poi si tratta di tenere a bada folle agitate, niente di meglio che un fucile tattico a infrarossi
Spazzare via ogni congegno elettronico, e nel frattempo approfittarne anche per fare piazza pulita con l'esplosivo. Se poi si tratta di tenere a bada folle agitate, niente di meglio che un fucile tattico a infrarossi

Tra i progetti da tempo evocati e mai realizzati in pieno dalle forze armate statunitensi c’è sicuramente quello delle e-bomb , ordigni distruttivi mirati alla neutralizzazione di infrastrutture elettroniche piuttosto che alla distruzione indiscriminata. L’esercito USA ora ci riprova ma con gli ordigni ibridi , che uniscono a soluzioni avveniristiche per la devastazione elettronica anche l’effetto esplosivo delle testate tradizionali.

Il nuovo design di e-bomb contiene una carica di esplosivo classica, che una volta colpito sull’obiettivo va però ad agire anche su di un minuscolo magnete integrato. A quel punto, dicono le ricerche, l’effetto dell’esplosione fa si che il magnete si smagnetizzi autonomamente rilasciando nel processo un impulso elettromagnetico . Il termine tecnico del ritrovato è “transizione di fase magnetica indotta da pressione”.

L’ Amrdec (Aviation and Missile Research Development and Engineering Center) ha sviluppato la e-bomb next-gen passando dal far saltare i magneti al neodimio a quelli di zirconato-titanio, che occupano un quinto di pollice cubico e rilasciano, durante il processo di smagnetizzazione, getti di plasma ionizzato utilizzati come “antenne” per il trasferimento dello shock elettromagnetico sull’obiettivo.

E tutto questo, naturalmente, senza considerare l’effetto distruttivo del carico di esplosivo della testata, giusto per essere sicuri del risultato in ogni caso. Nelle intenzioni dei ricercatori, il principio di funzionamento delle e-bomb dovrebbe divenire uno standard per diversi tipi di armi inclusi i missili TOW, i razzi da 70 mm montati sugli elicotteri e quelli in dotazione alle unità Multiple Launch Rocket System dell’artiglieria.

I due vantaggi delle nuove e-bomb sono ovviamente le ridotte dimensioni e il suddetto effetto distruttivo assicurato grazie all’esplosivo integrato. Parlando di ridotte dimensioni, poi, Raytheon ha siglato un accordo con il Pentagono per la fornitura di armi non letali agli infrarossi più leggere di quelle attualmente in forza all’esercito .

Si parla, ovviamente, degli stessi responsabili dei sistemi ADS per “friggere” le folle di facinorosi con raggi dolorosi ma dagli effetti (auspicabilmente) non a lungo termine. Solo che in questo caso lo stesso principio di arma agli infrarossi “non letale” viene applicato ad apparati più leggeri e pratici da portarsi in giro sui campi di battaglia.

Raytheon sarebbe infatti riuscita ad aumentare il rilascio di energia di dieci volte a parità di dimensioni utilizzando una fonte di nitruro di gallio a stato solido piuttosto che la solita composta da arseniuro di gallio. Grazie al nuovo avanzamento, la realizzazione di armi agli infrarossi delle dimensioni di una carabina potrebbe presto divenire la realtà quotidiana delle unità combattenti statunitensi.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
16 mar 2009
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