Persino TiVo cede al DRM

Persino TiVo cede al DRM

L'utente è pirata per natura: Hollywood trasforma in un veicolo di controlli sui contenuti anche il dispositivo che negli USA ha cambiato il modo di vedere la Tv. Macrovision docet
L'utente è pirata per natura: Hollywood trasforma in un veicolo di controlli sui contenuti anche il dispositivo che negli USA ha cambiato il modo di vedere la Tv. Macrovision docet

TiVo, il Digital Video Recorder che spopola negli Stati Uniti (lo si può trovare nel 15 per cento delle case USA) è alla sua terza generazione. Il suo successo fino ad oggi è stato attribuito alla grande libertà che concede all’utente di scaricare in anticipo i programmi preferiti e di vederli in qualsiasi momento, epurandone a piacere la pubblicità. Ma ora le cose cambiano drasticamente .

La tecnologia HDMI che il nuovo TiVo supporta, per le major di Hollywood si sta rivelando un comodo cavallo di troia per inserire in questo strumento di libertà un sistema di protezione, in altre parole DRM (Digital Rights Management).

Se ne è resa conto cnet . Cercando di collaudare la compatibilità del nuovo TiVo, durante la prova per verificarne la funzionalità con una doppia uscita video (una standard HDMI, una S-Video), i tester hanno rilevato che qualcosa non andava per il verso giusto. Schermo grigio, messaggio di TiVo: “La visione di questo programma non è consentita con il TiVo Digital Media Recorder”. Cambiando canale il risultato era lo stesso.

Premendo il tasto “Info” hanno raggranellato qualche dettaglio in più: “Vista la politica del detentore di Copyright, questa registrazione non può essere trasferita a videoregistratori, DVD o ad altri device. Per saperne di più, visita www.tivo.com/copyprotection”. Esplicativa la visita a quella URL : i Digital Video Recorder TiVo riconoscono la protezione Macrovision applicata dai fornitori di contenuti. Questa protezione potrebbe essere applicata a programmi Pay per View, Video on Demand, DVD. Tre sono i tipi di protezione: impossibile copiare (e quindi non registrabile da un TiVo Video Recorder); visibile e registrabile per sette giorni dalla prima data di registrazione; durata di sette giorni a partire dal momento dello storage ma visibilità per sole 24 ore dal momento in cui si inizia a guardare.

Il collaudo di cnet è incappato nella protezione del primo tipo: impossibile copiare . E dato che questo tipo di protezioni DRM si può veicolare solamente attraverso la trasmissione via HDMI, è loro impedito di vedere un programma soggetto a restrizioni mediante un’uscita non trusted , onde evitare l'”incontrollabile e deprecabile” videoregistrazione.

Il Tivo seconda serie, anche se non era del tutto scevro da limitazioni di stampo DRM , prevedeva la possibilità di moltiplicare le sue funzioni con TiVoToGo, che consentiva di esportare i file archiviati nel DVR. TiVoToGo non è più disponibile per la terza generazione del Digital Video Recorder. E non è nemmeno possibile tentare di archiviare le copie di programmi ritenuti interessanti, grazie alle restrizioni DRM, sempre più facili da introdurre.

Ecco che l’originalità e la libertà (e la qualità, data l’implementazione dello standard HDMI) che TiVo garantisce al consumatore, si stanno trasformando in uno strumento di controllo sugli utenti da parte dell’industria dei contenuti. Il prossimo passo è già pronto: la blindatura della pubblicità è ormai alle porte.

Inevitabile chiedersi cosa accadrà: da un lato c’è chi si aspetta una discriminazione dei produttori di contenuti che non si adegueranno all’uso dei vari DRM e broadcast flag , dall’altro c’è chi teme che i nuovi dispositivi introdotti sul mercato saranno nei fatti soggetti all’approvazione delle major, con conseguenze dirette sull’innovazione.

Sembra sempre più lontana l’epoca dei successi di Betamax : l’utente è inappellabilmente un pirata e va tenuto a bada. Costi quel che costi.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
12 ott 2006
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