Phoenix smonta i satelliti nello spazio

Phoenix smonta i satelliti nello spazio

Il progetto di "riciclaggio" spaziale dell'agenzia DARPA fa passi avanti. Ci sono i prototipi funzionanti di alcune parti robotiche. E l'agenzia del Pentagono punta anche a cambiare l'approccio con cui i satelliti saranno progettati
Il progetto di "riciclaggio" spaziale dell'agenzia DARPA fa passi avanti. Ci sono i prototipi funzionanti di alcune parti robotiche. E l'agenzia del Pentagono punta anche a cambiare l'approccio con cui i satelliti saranno progettati

Anche se l’ipotesi di un lancio sperimentale è ancora di là da venire, il progetto Phoenix fa passi avanti: DARPA, l’agenzia del Pentagono che finanzia l’iniziativa, mostra i primi strumenti ideati dai ricercatori e mette in video quello che dovrebbe essere il funzionamento del robot definitivo una volta entrato in servizio.

Progettato come risposta definitiva alla sempre più pressante problematica della spazzatura spaziale , Phoenix sarà dotato di tutta una serie di strumentabili per la manutenzione automatica dei satelliti non più funzionanti ma ancora in orbita attorno al pianeta.

L’obiettivo è ambizioso, visto che si tratta di smontare, tagliare, rimontare, saldare e riprogrammare i succitati satelliti per adattarli a funzioni originariamente non previste: il video messo online da DARPA mostra (sovraimpressi a una ricostruzione 3D del futuribile satellite-operaio in orbita) quanto già sperimentato in laboratorio su due braccia robotiche con relativo software di controllo, meccanismi di presa e adesione innovativi, dinamiche di contatto (attracco?) nello spazio e altro ancora.

Contemporaneamente alle sperimentazioni in laboratorio, DARPA riafferma gli obiettivi del progetto Phoenix estendendone la portata: se prima si parlava “solo” di reintegrare i satelliti inattivi con nuove funzioni, ora il programma prevede anche un cambiamento sostanziale nel modo di progettare e costruire gli apparati da inviare nello spazio. Apparati che dovranno essere più facili da “riciclare” e quindi economicamente più convenienti sul lungo periodo.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
24 gen 2013
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