Più SMS che voce a Manila

Più SMS che voce a Manila

Economico come in poche altre parti del mondo, il messaggino è uno dei più importanti e sfruttati strumenti di comunicazione nelle Filippine
Economico come in poche altre parti del mondo, il messaggino è uno dei più importanti e sfruttati strumenti di comunicazione nelle Filippine

Manila – Chissà se la sindrome da SMS compulsivo ha colpito anche gli abitanti delle Filippine. Di certo si sa che l’arcipelago è diventato il primo Paese al mondo in cui gli utenti di telefonia mobile spendono più in servizi di messaggistica che in servizi voce.

L’analista Marc Einstein di Pyramid Research riferisce infatti che nelle Filippine la spesa media mensile in servizi “dati” ammonta, per ogni utente a 3,90 dollari, ossia poco più di 3 euro, a fronte di una spesa in servizi “voce” pari a 3,50 dollari (2,8 euro) al mese. Il “sorpasso” è avvenuto quest’anno, e si tratta di una condizione abbastanza singolare e difficilmente rintracciabile nel resto del mondo: in altri Paesi gli operatori di telefonia mobile ritengono rilevante una quota di ricavi da servizi “dati” pari al 30% (come quelle rilevate nel Regno Unito da O2 e Three o in Giappone da NTT DoCoMo e KDDI ), ma la media generalmente fluttua tra il 10 e il 20%.

Cosa induce gli utenti delle Filippine a sfruttare così intensamente i servizi dati? Essenzialmente l’economicità del text messaging rispetto ai servizi voce, che porta l’SMS ad essere realmente un importante (perché sfruttatissimo) strumento di comunicazione. Spedire un SMS costa 1 peso (circa 1,5 centesimi di euro) e il rapporto tra il costo di un SMS e un minuto di conversazione su rete mobile è di 1 a 20.

Ciò riflette una politica promozionale attuata dagli operatori, ma che è dovuta ad una sorta “eredità forzata” per un fatto curioso avvenuto anni fa: dal 1994 al 2000 gli SMS erano gratuiti. E non per una scelta commerciale, ma semplicemente perché il sistema di fatturazione non era in grado di addebitare le utenze prepagate per questo servizio, come riferito dal Guardian . In altri paesi, come l’Italia, le cose vanno molto diversamente .

D.B.

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Pubblicato il
30 ott 2006
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