“Se il software open source ha cominciato il proprio cammino 25 anni fa e ha preso il volo solo 10 anni fa, prevedo che le proprietà intellettuali open source avranno successo entro 3-5 anni”: è la promessa di Damjan Lampret, fondatore nel 1999 del sito OpenCores.org e convinto supporter della possibilità concreta di portare nell’hardware la stessa rivoluzione che ha già cambiato il settore del software .
L’interesse per l’hardware open source è effettivamente cresciuto in questi anni, basti pensare al relativamente recente aggeggio modulare di Bug Labs , un vero e proprio transformer da costruire a proprio piacimento partendo da componenti base con CPU, USB e Wi-Fi integrati. E che gli sviluppatori siano interessati all’argomento lo dimostra anche il nuovo traguardo raggiunto da OpenCores.org, che ha superato in questi giorni il numero di 20mila utenti registrati .
Lampret sostiene che il sito sia attualmente visitato da circa 70mila utenti ogni mese, studenti universitari, ingegneri e professionisti impegnati nei processi di produzione di dispositivi FPGA e ASIC magari con parecchi anni di esperienza alle spalle.
L’obiettivo di OpenCores è di realizzare design di circuiti integrati programmabili via software da archiviare e documentare per il bene e il vantaggio dell’intera comunità informatica , un tipo di lavoro su cui, dice Lampret, i principali chipmaker hanno smesso di investire da tempo.
“Intel e AMD si chiedono come poter utilizzare le risorse al silicio disponibili sui moderni microchip – ha sostenuto tempo fa l’esperto – La maggior parte del silicio viene utilizzata o per aumentare la cache o per aggiungere core aggiuntivi al processore. Ben poco spazio viene riservato per aumentare le performance dei singoli core”.
Un design FPGA open source infilato in un processore che serva da “acceleratore di applicazioni specifiche”, Lampret ne è convinto, avrebbe le capacità di “rivoluzionare il movimento delle proprietà intellettuali open source in una notte”.
Alfonso Maruccia