Pirate Pay, corsari contro pirati

Pirate Pay, corsari contro pirati

Un nuovo modello di business finalizzato a disturbare (o anche impedire) la condivisione non autorizzata di contenuti su rete BitTorrent. Un modello che attira investimenti anche da Microsoft
Un nuovo modello di business finalizzato a disturbare (o anche impedire) la condivisione non autorizzata di contenuti su rete BitTorrent. Un modello che attira investimenti anche da Microsoft

Pirate Pay è una nuova start-up russa che ha sviluppato una tecnologia teoricamente in grado di inibire il traffico e la condivisione di contenuti non autorizzati su rete BitTorrent. Neanche a dirlo, gli autori del software sono intenzionati a realizzare un “business model” che preveda l’impiego di questa nuova risorsa a tutto vantaggio dell’industria del copyright.

La società russa non vende fumo, se i fondi di investimento sin qui raccolti (anche da Microsoft) testimoniano qualcosa: il sistema fa uso di un certo numero di server incaricati di connettersi a ogni client P2P coinvolto nella distribuzione di un contenuto. In seguito Pirate Pay “invia traffico specifico per confondere i client in merito al vero indirizzo IP degli altri client e per far sì che si disconnettano gli uni dagli altri”.

Si tratta, a quanto pare, di una vera e propria piattaforma per condurre attacchi denial of service (DoS) diretti al network di file sharing BitTorrent. I suoi autori dicono di aver già condotto con un certo successo una prima sperimentazione di Pirate Pay, bloccando circa 50mila download del film Vysotsky: Thanks go God I ‘m Alive .

I creatori di Pirate Pay sperano di guadagnarsi il supporto (e soprattutto i danari) delle major di Hollywood, ma a conti fatti non è certo la prima volta che qualcuno prova ad attaccare il P2P su BitTorrent dall’interno fallendo nel tentativo . Non pochi dubbi permangono infine sulla legalità di un sistema DoS commercializzato come soluzione pratica al file sharing non autorizzato.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 14 mag 2012
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