Tokyo (Giappone) – La generica dichiarazione “problemi produttivi” dietro cui si è da mesi barricata Sony per giustificare la scarsità di Playstation 2 arrivate sul mercato americano (e fra poco su quello europeo), trova ora una spiegazione ufficiale: la colpa sarebbe da imputarsi principalmente alla migrazione, dalla fabbrica di Kokubu a quella di Kyushu, del processo produttivo di un chip-chiave per il funzionamento della console.
Nell’arco di tempo che ha separato l’uscita della console sul mercato giapponese da quella sui mercati occidentali, Sony contava infatti di riuscire a portare il processo produttivo del chip Graphic Synthesizer, cuore del motore grafico Emotion Engine, da 0,25 micron a 0,18 micron. Il trasloco verso la nuova fabbrica di Kyushu ha richiesto però molto più del previsto, costringendo Sony non solo a dimezzare la produzione preventivata, ma a tenere ora in vita due differenti catene di montaggio: una che produce schede madri in grado di supportare i tradizionali chip grafici da 0,25 micron, ed una con supporto ai nuovi chip da 0,18 micron.
Su stessa ammissione di Teruhisa Tokunaka, vice presidente di Sony, la situazione è seria, sebbene non grave: i costi di produzione sono infatti lievitati sensibilmente e, al contrario di quanto era stato stimato ad inizio anno, Sony si prepara a chiudere l’anno fiscale in perdita. Tokunaka si è comunque detto molto ottimista sulle future vendite della sua nuova creatura e sul rapido recupero degli ingenti costi d’investimento fin qui sostenuti dall’azienda.