PRISM, la trasparenza e le giustificazioni

PRISM, la trasparenza e le giustificazioni

Sono i giorni delle insistenti richieste di trasparenza di Google, delle assicurazioni di Barack Obama e delle giustificazioni senza dettagli della NSA. Con immancabile contorno di malware cinesi
Sono i giorni delle insistenti richieste di trasparenza di Google, delle assicurazioni di Barack Obama e delle giustificazioni senza dettagli della NSA. Con immancabile contorno di malware cinesi

Edward Snowden ha scoperchiato il vaso di Pandora di PRISM e della sorveglianza globale a opera dell’intelligence statunitense, e ora le aziende USA maggiormente coinvolte corrono ai ripari invocando maggiore trasparenza a quei giudici della Foreign Intelligence Surveillance Court (FISC) che hanno sin qui imposto il segreto sulle operazioni.

Google, in particolare, denuncia i danni al proprio business e la preoccupazione dei suoi utenti sulle rivelazioni giornalistiche “false e fuorvianti” fatte sulla scia della documentazione fornita da Snowden: per riconquistare la credibilità perduta, Mountain View si appella al Primo Emendamento della Costituzione americana e chiede alla FISC di poter rendere pubblici i dettagli sul numero di richieste FISA (Foreign Surveillance Intelligence Act) ricevute dalle autorità e gli utenti/account totali coinvolti da tali rapporti.

Per Google fornire al pubblico questi due dati rappresenterebbe un miglioramento sostanziale della trasparenza in merito alle richieste governative di accesso ai dati del “cloud” a stelle e strisce, ma anche nella migliore delle ipotesi resterebbero fuori informazioni essenziali per capire la reale portata dello scandalo PRISM come il tipo di dati a cui ha accesso “quotidiano” la NSA.

E la politica ? Naturalmente giustifica, con Barack Obama che sfrutta l’occasione del suo viaggio a Berlino per rassicurare ancora sul “bilanciamento” tra sicurezza e riservatezza degli strumenti di sorveglianza dell’intelligence e il generale a capo della NSA (Keith Alexander) che vanta di decine di attentati sventati senza fornire nemmeno l’ombra di una prova concreta a corroborare la sua generosa dichiarazione di teoria dell’antiterrorismo.

Il generale Alexander pretende naturalmente che il mondo lo creda sulla parola, e tra le informazioni fornite al Congresso anticipa un nuovo sistema per l’accesso alle informazioni segrete con autorizzazione “a doppia persona” per evitare un nuovo caso Snowden .

Su PRISM e lo scandalo Datagate si pronuncia anche Noam Chomsky, sottolineando la tendenza dei poteri governativi a usare qualsiasi tecnologia in grado di contrastare il loro principale avversario – cioè i popoli che li hanno eletti. D’altronde è un dato di fatto che non esistano alternative pratiche ai servizi di rete coinvolti nel Datagate, confermano i pubblicitari, gli utenti continueranno a usare Google o Facebook come se niente fosse successo e i cracker cinesi continueranno a sfruttare gli ascessi dell’informazione di massa per portare avanti le loro campagne di spam e infezioni a base di malware e phishing.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
20 giu 2013
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