PRISM, trasparenza e leggi di contenimento

PRISM, trasparenza e leggi di contenimento

Il fallout dell'atomica nota come PRISM o "Datagate" continua a generare dibattiti, invocazioni alla trasparenza, iniziative anti-sorveglianza globale. Nel mentre il "cloud" si fa locale e la talpa Snowden perde il posto
Il fallout dell'atomica nota come PRISM o "Datagate" continua a generare dibattiti, invocazioni alla trasparenza, iniziative anti-sorveglianza globale. Nel mentre il "cloud" si fa locale e la talpa Snowden perde il posto

Google contribuisce al dibattito e alle polemiche scaturite dallo scandalo del programma PRISM e della sorveglianza globale a opera della NSA mettendoci del suo, vale a dire chiedendo alle massime autorità statunitensi il permesso di allentare la segretezza a cui devono al momento sottostare i rapporti tra Mountain View e il governo in fatto di sicurezza e divulgazione dei dati degli utenti.

Diversamente da quanto dice la stampa Google non ha niente da nascondere, assicura Google, e per amor di trasparenza la corporation ha nuovamente chiesto (con un lettera aperta) all’Avvocatura Generale degli Stati Uniti e ai vertici dell’FBI di poter includere nel proprio report periodico “numeri aggregati” sulle richieste di “disclosure” ricevute da governo e agenzie federali, comprese le richieste previste dal Foreign Intelligence Surveillance Act (FISA) da cui sarebbe scaturita la dimensione ciclopica della dragnet di PRISM.

L’iniziativa di Google professa genuino e imperituro interesse nella difesa della privacy degli utenti, tanto da conquistarsi le simpatie e il supporto degli altri colossi dell’IT statunitense e anche di Twitter – azienda sin qui non comparsa nell’elenco di quelle partecipanti al programma di sorveglianza noto come PRISM. Ma anche conoscendo il numero di richieste FISA, nota TechCrunch , il pubblico continuerebbe a essere fondamentalmente all’oscuro della reale portata delle operazioni spionistiche della NSA.

Chi invece si dimostra più “proattivo” nel contrastare – o almeno nel provare a contrastare – la dragnet dell’intelligence statunitense è il collettivo di Stop Watching Us , iniziativa supportata da ben 86 entità tra organizzazioni, attivisti, società tecnologiche come Mozilla e altri, che chiama direttamente in causa il Congresso USA affinché si sappia tutta la verità su PRISM e le attività digitali della NSA.

Il Congresso, almeno in parte, ha già recepito il messaggio con richieste di chiarimenti sulle eventuali bugie dell’intelligence al Senato e la presentazione di proposte di legge per bloccare le iniziative di spionaggio “segrete” ai danni dei cittadini statunitensi e del mondo.

Restano infine da valutare le conseguenze concrete della pubblicazione dei dati su PRISM: da quando è scoppiato lo scandalo di questa enorme “Echelon digitale” il prezzo dei Bitcoin è in caduta libera , il cloud computing si prepara a diventare “private” computing e la “talpa” Edward Snowden – responsabile del leak – ha perso il posto . Ha ancora la sua vita, per il momento.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 13 giu 2013
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