Quaero, eurodelusione fabriqué en France

Quaero, eurodelusione fabriqué en France

Presentata l'anteprima dell'attesissimo motore di ricerca. Che però prende mazzate dagli esperti: se questo è l'anti-Google all'europea siamo a cavallo. Nonostante i fondi, lo sviluppo è paralizzato. L'esclusiva di PI
Presentata l'anteprima dell'attesissimo motore di ricerca. Che però prende mazzate dagli esperti: se questo è l'anti-Google all'europea siamo a cavallo. Nonostante i fondi, lo sviluppo è paralizzato. L'esclusiva di PI

Pula (Cagliari) – Cosa succede mescolando la grandeur tipica dei governi francesi, una mole d’investimenti per circa 600 milioni di euro ed una valanga di progetti senza una direzione precisa? Una delusione , direbbero molti. Altri direbbero semplicemente Quaero : l’attesissimo motore di ricerca europeo nato dall’unione tra Exalead , France Telecom , Thomson ed il gruppo Bertelsmann .

Pieter Van der Linden, responsabile dello sviluppo di Quaero, ha finalmente presentato le caratteristiche principali di questo progetto, finora avvolto nel mistero. E lo ha fatto in Italia. La cornice della presentazione è splendida: il verde mediterraneo che circonda il Parco Scientifico e Tecnologico Polaris , il distretto tecnologico della Sardegna. L’occasione è il Workshop Internazionale DART 2006 : si parla del futuro dei motori di ricerca .

“Quaero Ergo Sum”: Van der Linden ha iniziato scandendo il motto del progetto. La mission di Quaero somiglia vagamente a quella di Google , re indiscusso della ricerca online: “Organizzare i documenti su Internet e fare ordine”, ha spiegato Van der Linden, “offrendo possibilità d’accesso multicanale e multipiattaforma: PDA, cellulari e computer”. Quaero conterà su cinque applicazioni differenti per la ricerca multimediale: la base dati sarà costituita da pagine web, flussi RSS e file audiovisivi.

“Il progetto comprenderà una piattaforma per la distribuzione IPTV, la ricerca di file multimediali, blog e podcast, nonché un supporto per la preservazione del patrimonio culturale di pubblico dominio”, ha detto Van der Linden, “attraverso l’aggregazione dei contenuti provenienti dalle biblioteche digitali”. Non ha specificato quali biblioteche digitali: sarà forse la grandiosa Biblioteca Digitale Europea ?

Questo è ancora un mistero. Il responsabile dell’ euromotore , che la stampa internazionale adora definire “Google killer”, ha quindi elencato una serie di funzioni senza fornire alcuna spiegazione riguardo alla loro possibile integrazione sinergica: dal supporto per le query di ricerca in linguaggio naturale fino a tecnologie di riconoscimento e sintesi vocale, dall’implementazione di watermark digitali per blindare i file indicizzati al supporto per le numerose lingue parlate nell’Unione Europea e nel resto del pianeta.

Tra lo sconcerto dei presenti e le smorfie degli esperti, Van der Linden ha quindi illustrato i cinque componenti principali di Quaero: gli unici, almeno fino alla fine del 2007 , che sembrano essere quasi ultimati – attualmente, lo sviluppo dell’intero progetto è congelato per via di intoppi amministrativi che Van der Linden non ha voluto approfondire. Il dirigente è partito con un’interessante introduzione al sistema AudioSurf , utilizzato per effettuare ricerche su flussi radiofonici digitali “tradotti” in formato testuale. È interessante notare che il sistema supporta tutte le più importanti lingue parlate sul territorio europeo, ad eccezione dell’italiano.

Il passo successivo della presentazione del rappresentante di Thomson è stato lo strumento per il riconoscimento delle immagini sviluppato da LTU ed utilizzato persino dalla Difesa degli Stati Uniti. Questa applicazione verrà integrata in Quaero per effettuare ricerche sul database di foto estrapolate da Internet. Una demo sul funzionamento di questo sistema, utilizzando la keyword “religion”, permette immediatamente di capirne i meccanismi: le immagini vengono contestualizzate ed identificate in base ad un complesso algoritmo di tipo semantico.

È poi il turno del sistema realizzato per inserire annotazioni e tag all’interno dei contenuti audiovisivi. Van der Lienden l’ha definito “video repurposing” ed apparentemente è molto all’avanguardia : ideato soprattutto per gli utenti di dispositivi mobili e senza fili, come i moderni smartphone , lo strumento abilita all’inserimento di metadata direttamente sul flusso d’immagini e suoni di un file compresso.

L’esperto che ha introdotto questo sistema all’audience del congresso non ha fornito troppe spiegazioni né su chi dovrà aggiungere ai video informazioni didascaliche, né tantomeno si è dilungato sul funzionamento tecnico: si è limitato ad accennare ad una funzionalità di ricerca che permette di ottenere il riassunto automatico dei video, basata sull’aggregazione delle “annotazioni” più rilevanti. In una partita di calcio, ad esempio, sarà possibile segnare i momenti salienti ed accedere, presumibilmente attraverso Quaero, ad una sintesi sportiva dell’evento.

A questo punto della presentazione, molti degli esperti seduti nell’auditorium di Polaris hanno iniziato a domandarsi quale fosse la vera utilità di questi prodotti e soprattutto come integrarli .

Prima di concludere parlando di Exalead , il front-end che fornirà “ossatura e pelle” a Quaero, Van der Linden ha parlato di uno strumento per il cosiddetto object tagging , creato da INRIA e finanziato dall’Unione Europea . Attraverso questo prodotto è possibile effettuare ricerche su immagini “annotate” grazie all’uso di metadata, per arrivare eventualmente a “riconoscere” i singoli elementi presenti all’interno di una foto ed indicati da apposite tag .

“Le aspettative su Quaero sono moltissime”, ha quindi concluso Van der Linden, “ma per il momento il progetto è bloccato per motivi amministrativi”. Non è stato possibile approfondire questo aspetto, che ha scatenato l’inquietudine della platea. Interrogato sulla natura di Quaero e soprattutto sulla visione che anima il progetto, Van der Linden ha glissato, scatenando la reazione stizzita di un astante: “Non avete visione, ecco la verità”, ha gridato un anonimo ricercatore italiano.

Quaero parte malissimo, prima ancora di essere ultimato. Il giudizio della maggior parte degli esperti di Polaris è stata una secca bocciatura .

Il progettone informatico partorito in Francia non sembra convincere appieno Domenico Dato, responsabile delle tecnologie di ricerca per Tiscali e creatore, nel 1996, del motore italiano Arianna : “Quelli di Quaero si sono dati l’obiettivo di ultimare il prodotto entro cinque anni”, ha detto a Punto Informatico. “Mi sembra un termine molto lungo, tra cinque anni non sappiamo neanche che tipo di tecnologie ci saranno”, ha puntualizzato, “quando si sviluppa un motore di ricerca bisogna essere rapidi”.

Sonia Bergamaschi , professoressa presso l’ Università di Modena e ricercatrice impegnata nel progetto di ricerca Sewasie , ha accolto la presentazione di Van der Linden con chiara perplessità. L’assenza di risultati concreti e futuribili è un grave problema per il progetto Quaero, ha fatto capire il dott. Pietro Zanarini, moderatore del congresso e direttore del dipartimento ICT del polo tecnologico della Sardegna.

Una delusione? No: un’ eurodelusione , specialmente per chi spera in un “anti-Google” proveniente dal Vecchio Continente, in nome di una sorta di revanscismo informatico.

Tommaso Lombardi

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il 27 giu 2006
Link copiato negli appunti