Quando la pirateria cambia gli artisti

Quando la pirateria cambia gli artisti

La dura lotta alla pirateria digitale perde di senso se gli autori sfruttano lo sharing per conquistarsi nuovi fan?
La dura lotta alla pirateria digitale perde di senso se gli autori sfruttano lo sharing per conquistarsi nuovi fan?

Il presidente George Bush ha firmato l’ Enforcement of Intellectual Property Rights Act ( EIPRA ), aumentando le pene per i condivisori e costituendo infine un organo di controllo alle dirette dipendenze della Casa Bianca responsabile della lotta alla pirateria, definito, per l’ampiezza di poteri che detiene, zar della proprietà intellettuale. Già c’è chi prospetta un orizzonte di caccia ai downloader senza quartiere, di pressioni lobbistiche, di cooperazione con i governi stranieri: un tale dispiegamento di forze si rivelerà davvero utile ora che gli artisti iniziano ad abbracciare la rete come canale per distribuire gratuitamente le loro opere?

Il clima sta dunque cambiando per la legione di utenti che, in barba a regolamentazioni sempre più stringenti, continua a intasare la rete con i download a mezzo BitTorrent, eDonkey2000 e Gnutella. Ma a cambiare sono anche gli artisti , impugnati dalle major per giustificare la crociata legale contro i fan e i consumatori: al contrario delle etichette discografiche, gli autori dimostrano di voler definitivamente adottare il file sharing come veicolo di promozione musicale .

Questo è quanto sostiene una generazione di artisti cresciuta con Napster, che ha scaricato gli album preferiti con i primi tool di P2P decentralizzato e non considera fondamentale avere un contratto monolitico con le Big Four, alle quali sostanzialmente finirebbero per svendere i diritti di sfruttamento della loro musica. Una generazione di cui fa parte anche la band The Pragmatic , che con TorrentFreak parla di BitTorrent, del supporto dei fan e del successo che può arrivare dal P2P indipendentemente dal volere di Sony, EMI, Universal e Warner.

La band “Le etichette si lagneranno e denunceranno la propria audience base solo per ricavarne un dollaro – racconta André, un membro della band – Non posso biasimarli, è così che hanno costruito il proprio business”. La lettura della situazione in cui versa l’industria della musica è comprensiva: “Il cambiamento li spaventa, soprattutto quando non lo possono controllare”. Il primo album della band, Circles, è stato distribuito su rete BitTorrent perché “il file sharing non ha mai riguardato il furto di musica, quanto piuttosto la ricerca di musica che ami”. “Onestamente – continua André – io credo che oggi non sarei un musicista se non ci fosse stato Napster”

Le major potranno anche continuare a sbattere la testa contro protezioni DRM sempre più detestate , i governi potranno anche impegnarsi attivamente a fare da spalla alle lobby dell’industria multimediale. Se i consumatori più attenti, o tecnologicamente più consapevoli, continueranno a sentirsi trattati sempre e comunque come criminali, la “pirateria” finirà per essere percepita come una consuetudine più che un reato. Con o senza zar in quel di Washington.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
15 ott 2008
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