Le prime avvisaglie nelle scorse settimane, ora il problema è conclamato e con il 2026 ormai alle porte potrebbe delinearsi una vera e propria emergenza: componenti come le memorie RAM e le unità SSD stanno facendo registrare un aumento dei prezzi fuori scala. La conseguenza è diretta e ricadrà inevitabilmente sul nostro portafoglio, traducendosi in dispositivi molto più cari all’arrivo sugli scaffali.
Costerà tutto di più, per RAM e SSD
Nessuna categoria sarà risparmiata. Innanzitutto i computer, di cui costituiscono parti essenziali, ma anche gli smartphone e i tablet nell’ecosistema mobile. Sarà lo stesso per i prodotti del mondo gaming, a partire dall’attesa Steam Machine in arrivo entro la primavera. Discorso analogo per le console next-gen che Sony e Microsoft potrebbero annunciare entro il prossimo biennio.
Per certi versi, sta accadendo qualcosa di simile a quanto visto con la crisi dei chip che abbiamo vissuto durante la pandemia, ma la causa scatenante è ben diversa. Se allora le ragioni delle difficoltà nell’approvvigionamento erano da ricercare in un picco di domanda imprevisto (provocato dall’adozione forzata e globale dello smart working e della didattica a distanza), oggi la responsabilità è da attribuire all’accaparramento di chi muove le fila del settore AI.
La dimostrazione concreta è arrivata nei giorni scorsi, quando Micron ha deciso di dire addio al mercato consumer e di sacrificare il suo storico marchio Crucial, per concentrare la propria attività sulla produzione di memoria e storage da destinare ai clienti strategici più grandi nei segmenti in più rapida crescita
. Tradotto: a chi metterà le componenti nei data center, al servizio dell’intelligenza artificiale.
AI piglia tutto, prezzi consumer più alti
La dinamica non è troppo diversa nemmeno da quella che, qualche anno fa, ha visto esplodere i prezzi delle GPU quando il mondo ha scoperto le opportunità di guadagno legate al mining delle criptovalute. Questa volta l’impatto potrebbe però rivelarsi ben più esteso e duraturo: difficilmente il trend sarà invertito da uno scivolone di Bitcoin.
Realtà come OpenAI sono determinate a realizzare infrastrutture massive attraverso le quali erogare i loro servizi (ChatGPT e simili), hanno fame di RAM e SSD e sono ben disposte a pagare. I produttori non si lasceranno sfuggire l’opportunità di un guadagno superiore rispetto a quello che garantirebbe loro la vendita al dettaglio. Non abbiamo ancora messo un piede nel 2026, ma possiamo già immaginare quale sarà una delle prime brutte notizie del nuovo anno.