Random051. Nodi e pettini

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La messa al bando del partito basco Batasuna pone nuovi quesiti sulla territorialità giuridica di internet, sugli accordi internazionali tra le polizie e sul futuro delle libertà in Rete. Il punto
La messa al bando del partito basco Batasuna pone nuovi quesiti sulla territorialità giuridica di internet, sugli accordi internazionali tra le polizie e sul futuro delle libertà in Rete. Il punto


Roma – Prima o poi, come dice il proverbio, tutti i nodi vengono al pettine; vale a dire che sia le teorie più articolate che i discorsi campati in aria senza una verifica pratica si ritrovano a dover fare i conti con la cruda realtà.

Da sempre viene riproposta un po’ da tutti una immagine, una idea, della Rete che forse non ha più un riscontro con la sua realtà attuale ma che ricorda solo il suo, oramai mitico, “stato originale” . Ed è anche da tanto tempo che si sono sviluppate discussioni, prevalentemente accademiche (ma non nel senso di universitarie…) sulla insanabile (?) contrapposizione nella comunicazione elettronica fra censura e libertà.

Nello scorso mese di agosto un giudice spagnolo, applicando una legge recentemente approvata, ha messo fuorilegge un partito che alle ultime elezioni locali ha raccolto il 10% dei voti, decretando la chiusura di tutte le sue sedi e di tutti i suoi siti web. Ai fini del nostro discorso non interessa che il partito sia basco e nemmeno se la decisione del giudice sia giusta o meno.

Come è evidente, se per la chiusura di una sede o di un luogo fisico di riunione basta un manipolo di poliziotti ed un buon lucchetto, per quello che riguarda un sito web le cose sono alquanto diverse. Almeno per quelli non ospitati su server fisicamente collocati in un paese sotto la giurisdizione dell’autorità che ha emesso la sentenza e che deve provvedere alla sua esecuzione.

Ed infatti, mentre non c’è voluto molto per oscurare i siti baschi ospitati in Spagna risulta, per il momento, più difficile fare lo stesso con quelli collocati all’estero.

Le “oziose” (così venivano definite da alcuni) discussioni sviluppatesi in centinaia di liste, newsgroup e forum a proposito della pericolosità di una legislazione transnazionale che permettesse la creazione di una, per così dire, polizia di Internet, capace di agire in tutto il mondo, diventano tutto ad un tratto di scottante attualità.

Sembra proprio che il caso in questione sia di quelli destinati a diventare paradigmatici e a creare dei precedenti in un settore nel quale non esiste ancora un accordo tra i vari paesi se non per quello che riguarda casi sporadici e ben diversi da quello spagnolo.

Infatti un conto è chiudere una “rete internazionale di siti pedofili”, cosa che – stando alle cronache – avviene ogni sei mesi, altro è invece usare lo stesso genere di provvedimento contro un partito politico che, tra le altre cose, è anche rappresentato nel parlamento europeo.

In questo secondo caso entrano pesantemente in gioco fattori quali le relazioni politiche interne ed internazionali, la libertà di espressione ed anche, nel caso specifico, decine di migliaia di persone, intere comunità – per nulla virtuali – che si vedono private di un mezzo di comunicazione considerato oggi essenziale.

Con tutta probabilità il tentativo del Governo spagnolo è destinato a naufragare, almeno in parte, per quello che riguarda la pretesa di far valere un proprio provvedimento sull’intera Rete: anche allo stato attuale della tecnologia bloccare completamente il flusso di informazioni di una particolare area politica è impresa difficile e non è detto nemmeno che sia la tattica migliore per contrastare le idee ritenute scomode.

D’altro canto, negli ultimi anni, molte delle guerre guerreggiate che hanno punteggiato il panorama mondiale hanno trasferito su Internet parte delle loro battaglie, continuando, anche a livello “immateriale”, ad alimentare vecchi conflitti. E, prima o poi, la comunità internazionale cercherà sicuramente di mettere “ordine” nel preteso “disordine” della Rete. E questo comporterà inevitabilmente una ulteriore restringimento degli spazi di libertà.

Per queste ragioni gli sviluppi della vicenda dei siti baschi andrebbe seguita con una certa attenzione anche da coloro che non hanno alcuna intenzione di schierarsi per una delle due parti politiche in gioco, in quanto la sua conclusione peserà molto sul futuro della Rete.

Giuseppe

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Pubblicato il 6 set 2002
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