Rhode Island, mentire online non è più reato

Rhode Island, mentire online non è più reato

Lo stato USA abroga una legge del 1989 che puniva con un anno di carcere e 500 dollari di multa chiunque affermasse falsità online
Lo stato USA abroga una legge del 1989 che puniva con un anno di carcere e 500 dollari di multa chiunque affermasse falsità online

Lo stato di Rhode Island ha abrogato – su proposta del senatore repubblicano Chris Blazejewsky – una legge che vietava di mentire per via telematica . Il provvedimento risaliva all’ormai lontano 1989: la pena prevista per il reato di menzogne telematiche era la reclusione fino ad un anno con un’ammenda di 500 dollari.

La legge intendeva fermare i truffatori che già allora sfruttavano le possibilità offerte da una Rete ancora nella sua fase embrionale. Venivano però considerate “menzogne” anche tutte quelle comunicazioni di dati falsi che non necessariamente generassero un profitto economico: in pratica, anche chi sosteneva di essere “la reincarnazione di Jim Morrison” o accusava una donna di essere una “finta bionda” era passibile di tale reato.

Secondo Associated Press ben pochi in realtà sono stati perseguiti nel corso dei vent’anni in cui la legge è stata in vigore: l’ultima accusa di tal genere risale al 2010, quando una guardia carceraria tentò di sostituirsi al suo capo creando un falso profilo Facebook a suo nome. La denuncia fu ritirata e l’uomo se la cavò con la perdita del posto di lavoro.

Tale esito aveva così spinto i legislatori dello stato USA a riunirsi per discutere dell’effettiva utilità nel mantenere in vita questa legge.
“A causa di questa normativa praticamente tutta la popolazione del Rhode Island si poteva considerare una massa di potenziali criminali – ha affermato Steven Brown, leader di RIACLU ( Rhode Island American Civil Liberties Union ) – Quando è stata emanata, nessuno aveva idea di quante controindicazioni potevano esserci. Rendere pubblici pettegolezzi, frottole e falsità varie è sbagliato, certo, ma non possiamo paragonarlo a un’attività criminale vera e propria”.
Dello stesso parere anche il governatore dello stato Lincoln Chafee, che ha dato il suo assenso firmando il decreto di abrogazione della legge.

“Fa parte della natura umana raccontare qualche frottola per farsi più belli agli occhi della società – ha dichiarato Jonathan Turley, professore alla Facoltà di Legge della George Washington University – Quando si dà a un governo il potere di criminalizzare questo aspetto, gli si dà il potere di determinare al posto di altri ciò che è vero e ciò che è falso, rendendolo effettivamente padrone delle nostre vite. E questo è assai pericoloso”.

Cristiano Vaccarella

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Pubblicato il 28 giu 2012
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