Research in Motion annuncia di voler eliminare la possibilità di trasferire le app Android di un utente su dispositivi PlayBook , una funzionalità che a dire del management della società canadese porta solo spiacevolezze. Pirateria e non solo.
Annuncia la rimozione del sideloading di app Android su PlayBook Alec Saunders, vicepresidente alle relazioni con gli sviluppatori che simpaticamente definisce il marketplace Android (Google Play) una vera e propria “fogna” in preda al caos.
Alle prese con un periodo difficile , RIM rimuove quello che a suo dire è uno strumento che porta all’esecuzione di applicazioni con performance insufficienti e favorisce la pirateria.
L’uso illegittimo di app appare infatti uno dei crucci principali che avrebbero consigliato RIM a eliminare il sideloading. Sia come sia, senza la suddetta funzionalità gli sviluppatori PlayBook non potranno accedere alle 300mila app disponibili per Android, nondimeno Saunders avverte che RIM sta lavorando ad una soluzione alternativa di adattamento delle app su PlayBook che non passi per il sideloading.
Alfonso Maruccia
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20 anni fa
Questo blocco sarebbe stato possibile fin dal primo GSM, se non addirittura fin dal primo ETACS. Perché hanno aspettato 20 anni abbondanti?Cosa stiamo aspettando in Europa invece? Perché non abbiamo ancora fatto un database unico europeo o mondiale?JackRe: 20 anni fa
Guardate che qui in Europa, o almeno in Italia, basta comunicare il codice IMEI e il telefono viene bloccato, e lo si fa già da diversi anni. In america invece il 95% dei cellulari è fornito con contratto e l'identificativo unico è solo la SIM quindi basta cambiare quella.Roby10Se non sbaglio
almeno qui in Italia esiste già!!Siamo troppo avanti :PMuxRe: Se non sbaglio
siTKUI subpages-and-index-page_06.07.12;3;8TrTthouTxkChe bisogno c'è di un database unico?
Io credevo che, in caso ti rubassero il telefono, fosse possibile contattare il provider (o, più probabilmente, il costruttore), comunicare il codice IMEI del telefono (che è riportato sulla scatola originale, o prima di perderlo, con *#06#) e richiederne la disattivazione.Il che non richiederebbe nemmeno un database unico, basterebbe che ogni produttore avesse il suo, no?Pensavo che fosse già così da molti anni, ma (per fortuna) finora non ne ho mai avuto bisogno, e quindi non so se nel tentare la procedura si incappi in qualche intoppo...CiccioRe: Che bisogno c'è di un database unico?
- Scritto da: Ciccio> Io credevo che, in caso ti rubassero il telefono,> fosse possibile contattare il provider (o, più> probabilmente, il costruttore), comunicare il> codice IMEI del telefono (che è riportato sulla> scatola originale, o prima di perderlo, con> *#06#) e richiederne la> disattivazione.> Il che non richiederebbe nemmeno un database> unico, basterebbe che ogni produttore avesse il> suo,> no?> No, se il cell rubato era usato con es. tim e il ladro lo riattiva con wind, come fa a seperlo quest'ultima che il telefono è rubato?brainRe: Che bisogno c'è di un database unico?
- Scritto da: Ciccio> Io credevo che, in caso ti rubassero il telefono,> fosse possibile contattare il provider (o, più> probabilmente, il costruttore),Che c'entra il provider?Semmai e' il costruttore.Ma il costruttore non puo' fare nulla da remoto senza sapere la sim, e il costruttore non puo' mica sapere le sim di tutto il mondo.panda rossaRe: Che bisogno c'è di un database unico?
- Scritto da: panda rossa> - Scritto da: Ciccio> > Io credevo che, in caso ti rubassero il> telefono,> > fosse possibile contattare il provider (o,> più> > probabilmente, il costruttore),> > Che c'entra il provider?> Semmai e' il costruttore.> Ma il costruttore non puo' fare nulla da remoto> senza sapere la sim, e il costruttore non puo'> mica sapere le sim di tutto il> mondo.quante cose che non sai :DbrainRe: Che bisogno c'è di un database unico?
wi4NIm subpages-and-index-page_06.07.12;3;8vMggHlZKFgU eqFIGrazie, il tuo commento è in fase di approvazioneGrazie, il tuo commento è stato pubblicatoCommento non inviatoGrazie per esserti iscritto alla nostra newsletterOops, la registrazione alla newsletter non è andata a buon fine. Riprova.Leggi gli altri commentiPubblicato il 10 apr 2012Ti potrebbe interessare