Ryan Stevenson, hacker recidivo

Ryan Stevenson, hacker recidivo

Il ventenne smanettone beccato con le mani nella marmellata dall'esperto di sicurezza Brian Krebs, costretto a fronteggiare una squadra di SWAT alla porta oltre a un attacco al suo sito
Il ventenne smanettone beccato con le mani nella marmellata dall'esperto di sicurezza Brian Krebs, costretto a fronteggiare una squadra di SWAT alla porta oltre a un attacco al suo sito

C’è un hacker apparentemente responsabile di attacchi recenti e meno recenti contro siti di informazione e investigatori esperti di underground telematico, e quell’hacker si chiama Ryan Stevenson. Anche se il ventenne del Connecticut avrebbe preferito restate anonimo, visti i suoi trascorsi e i potenziali effetti legali delle sue scorribande telematiche.

Stevenson, anche noto online come “Phobia”, è stato individuato da Brian Krebs: il reporter ed esperto di underground telematico è stato spinto ad indagare dopo aver subito in contemporanea un attacco ai server del suo sito (“Krebs on Security”) e una poco piacevole visita di una squadra SWAT in carne e ossa presso il suo domicilio.

Dopo aver superato indenne l’incontro con la squadra speciale anticrimine – allertata con una falsa telefonata sul presunto omicidio della moglie del reporter – Krebs ha scoperto che l’autore della falsa telefonata e dell’attacco DoS contro il suo sito era conosciuto come Phobia, e che era attivo con altri nel “Team Hype” specializzato nel furto di gamertag su Xbox Live.

Phobia, ha fatto i conti Krebs, doveva essere quello stesso “PhobiaTheGod” connesso al clamoroso caso di hacking di cui era caduto vittima Mat Honan , e ulteriori indagini hanno portato alla scoperta di un numero telefonico e della vera identità del giovane.

Krebs ha chiamato Stevenson , confermando la sua connessione con il caso Honan e la partecipazione al team (Hype) che si era in seguito “occupato” di Krebs on Security. Il sito Ars Technica ha inoltre chiamato in causa Stevenson in merito a un attacco DoS recentemente subito dai server.

La storia non è ancora finita, dice Krebs: resta da capire la responsabilità effettiva di Stevenson in tutti questi episodi di attacchi DoS, hacking e false telefonate alla SWAT, la portata delle attività del Team Hype e i possibili contraccolpi legali che i protagonisti della storia potrebbero subire in un futuro non troppo lontano.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
20 mar 2013
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