Se i cracker fanno strike in borsa

Se i cracker fanno strike in borsa

Hanno movimentato per mesi le transazioni finanziarie della borsa statunitense collezionando cifre considerevoli. Che ora dovranno restituire, prima di andare in galera e collaborare con la giustizia USA
Hanno movimentato per mesi le transazioni finanziarie della borsa statunitense collezionando cifre considerevoli. Che ora dovranno restituire, prima di andare in galera e collaborare con la giustizia USA

Thirugnanam Ramanathan e i suoi due complici agivano dall’India, ma il loro obiettivo sono state per mesi le movimentazioni di titoli di Wall Street. Compromettendo decine di account di intermediazione finanziaria , i tre hanno animato il mercato al punto da guadagnare una piccola fortuna. Non potranno però godersela: i cybercop statunitensi li hanno individuati e fatti arrestare e ora, ad un anno dalle loro scorribande, hanno ottenuto anche la condanna.

Parzialmente rispondente al tipico reato di aggiotaggio , lo schema seguito dai cyber-criminali indiani prevedeva l’acquisto di centinaia di migliaia di azioni per mezzo di account compromessi, provocando l’impennata artificiosa dei prezzi , vendendo poi gli stock acquistati, nel migliore momento, quello utile a conseguire guadagni stellari.

Il sistema, definito “hack, pump & dump”, è stato utilizzato dal 35enne Ramanathan e dai suoi “soci” dalla fine del 2006 sino a tutto il 2007, e ha coinvolto almeno 60 account di mediatori individuali impiegati presso nove diversi istituti finanziari come TD Ameritrade, Fidelity ed E*Trade.

Gli stock movimentati artificiosamente appartenevano a società quali Acorda Therapeutics, CTR Investments & Consulting, IGI, Conversion Services International, Pressure BioSciences, Citizens Financial e American Access Technologies.

I criminali non sono ad ogni modo riusciti a farla franca, visto che nei giorni scorsi sono stati condannati a due anni di prigione da un giudice statunitense dopo essersi dichiarati colpevoli del reato di associazione a delinquere finalizzata alla truffa, aver acconsentito alla restituzione del denaro guadagnato illegalmente e aver dato disponibilità a collaborare con le autorità.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 10 set 2008
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