Si erano quasi perse le speranze, ma alla fine lo Shuttle Discovery è partito alla volta della Stazione Spaziale Internazionale (SSI) per portare a termine la missione STS-133. Discovery è decollato dal Kennedy Space Center col saluto di decine di migliaia di spettatori plaudenti riunitisi per l’occasione, infrangendo l’ennesimo record e scrivendo l’ultimo capitolo di una storia lunga e costellata di incredibili successi .
L’avvio della missione STS-133 è finita sul libro dei record per la partenza in extremis, a soli due secondi dalla chiusura della finestra di lancio utile a causa di un’anomalia riscontrata nei sensori di monitoraggio. Avesse mancato anche questa opportunità, il lancio di Discovery avrebbe dovuto subire l’ennesimo ritardo.
Discovery è ora diretto alla volta della ISS, dove porterà rifornimenti e parti di ricambio assieme al modulo Express Logistics Carrier-4 . Sulla STS-133 non è presente l’astronauta Tim Kopra, sostituito da Steve Bowen a causa di un infortunio subito durante una gita in bicicletta.
La missione STS-133 conclude degnamente la carriera di uno Shuttle distintosi per meriti e missioni fuori dal comune: lanciato per la prima volta nel 1984, nel corso di 39 missioni (STS-133 inclusa) Discovery ha traghettato nell’atmosfera il telescopio spaziale Hubble e ha riportato nello spazio – nel 1988 – l’astronauta John Glenn (l’essere umano più anziano ad andare nello spazio).
Conclusa l’avventura di Discovery, la flotta degli Shuttle conta ancora un paio di voli di Endeavour e Atlantis: la partenza di quest’ultimo fissata per il prossimo 28 giugno (STS-135) salvo contrattempi, segnerà la fine del programma Shuttle dopo 30 anni di predominio incontrastato degli Stati Uniti nei voli spaziali.
Alfonso Maruccia