Spamford deve 234 milioni di dollari

Spamford deve 234 milioni di dollari

Li pretende MySpace: un giudice ha condannato il re dello spam. Una multa esemplare per aver disseminato spazzatura nella mailbox di troppe persone
Li pretende MySpace: un giudice ha condannato il re dello spam. Una multa esemplare per aver disseminato spazzatura nella mailbox di troppe persone

Bombardavano gli utenti di MySpace con tonnellate di link trabocchetto, tendevano delle esche consigliando loro di approfittare di succulente proposte commerciali, tentavano i netizen con ammiccanti inviti a visitare pagine dai contenuti pruriginosi mimetizzandosi fra gli amici. Il re dello spam, l’evangelista della spazzatura elettronica Sanford “Spamford” Wallace, è stato condannato insieme ad un fedele complice: trascinati in tribunale da MySpace, sono stati condannati a pagare 234 milioni di dollari.

Il re dello spam Creavano profili fittizi, simulacri di utenti bramosi di intessere relazioni, si impadronivano delle password dei netizen registrati a MySpace e orchestravano sconfinate reti sociali alle quali distribuire spazzatura formato link. 735.925 i messaggi commerciali recapitati dalla coppia ai netizen iscritti al portalone. Sono numeri che non hanno nulla a che vedere con i 30 milioni di email giornaliere che nel 1997 hanno fatto guadagnare a Wallace il poco meritevole ID Nobel Prize , ma quella su MySpace si è rivelata comunque un’attività di tutto rispetto, con la quale i due promoter hanno racimolato 500mila dollari.

Intrufolandosi nei profili di netizen attorniati da reti sociali consolidate, impersonando la loro immagine online, potevano contare sulla fiducia dei loro contatti e, impersonando il ruolo di testimonial per la comunità di cui facevano parte, dispensavano messaggi confezionati in maniera da essere credibili, da mascherare l’intento commerciale. Venivano pagati sulla base dei click, guadagnavano percentuali sull’entusiasmo dimostrato dagli utenti nei confronti dei prodotti in vendita sui siti che raccomandavano.

Le segnalazioni degli utenti li hanno messi nei guai: molti dei siti che consigliavano erano ricettacoli di pornografia, contingenza che metteva nei guai gli operatori del social network, impegnati nel tentativo di conciliare l’ospitalità per un pubblico di minori con delle garanzie di sicurezza. È anche per questo motivo che MySpace ha promesso “tolleranza zero per coloro che tentino di agire illegalmente attraverso il nostro sito e punizioni per coloro che che violino la legge e tentino di danneggiare i nostri utenti”.

Così, nel 2007 si è dato il via al processo : MySpace ha chiesto risarcimenti multimilionari sulla base del CAN spam Act statunitense, la legge che dal 2003 tenta di arginare le aggressioni di pornografia e di proposte commerciali indesiderate . Il calcolo è immediato: MySpace ha diritto ad un quantum per ogni messaggio inviato in violazione della legge con finalità abusive. Ed ecco così che i 736mila messaggi si tramutano in più di 220 milioni di dollari .

Il giudice ha stabilito che Sanford Wallace e il complice Walter Rines sono colpevoli. I due sono al momento irreperibili, nessun numero di telefono, nessun indirizzo che possa portare a loro: hanno sfuggito il processo, si sono rifiutati di testimoniare, si sono dati alla macchia. Su di loro pende una multa che non ha precedenti , una punizione che da MySpace definiscono esemplare, un efficace deterrente per coloro che abbiano meditato di darsi allo spam: “Lo fanno per fare soldi – ragiona Hemanshu Nigam, a capo della sicurezza di MySpace – il nostro lavoro è mandare loro un messaggio per fare in modo che desistano”. Ma sono in molti a credere che il messaggio di MySpace finisca nel loro cestino.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
15 mag 2008
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