Spamhaus paghi 12 milioni di dollari

Spamhaus paghi 12 milioni di dollari

Ha inserito nella lista antispam ROKSO le email di un'azienda che per reazione l'ha denunciata. Ottenendo una condanna senza precedenti. Ma l'organizzazione antispam britannica non tirerà fuori un centesimo
Ha inserito nella lista antispam ROKSO le email di un'azienda che per reazione l'ha denunciata. Ottenendo una condanna senza precedenti. Ma l'organizzazione antispam britannica non tirerà fuori un centesimo

Una delle più celebri organizzazioni antispam è stata condannata al pagamento di 11,715 milioni di dollari a favore di un’azienda che aveva inserito nelle proprie liste, quelle che filtrano le email considerate “spam” e che sono adottate da moltissimi provider in tutto il Mondo. Questo è quanto accaduto negli Stati Uniti a Spamhaus , società di diritto inglese.

La storia è semplice: e360, società americana, si è ritenuta danneggiata dall’inserimento dei propri dati nello Register of Known Spam Operations , per gli amici ROKSO , il database gestito da Spamhaus che raccoglie quelli che definisce “spammatori professionisti”, riconosciuti tali da almeno tre diversi provider. Chi viene inserito in ROKSO di fatto perde la possibilità di raggiungere in modo efficiente i propri clienti via email, in quanto i dati provenienti da ROKSO sono integrati nei sistemi antispam di molti provider e usati per contribuire a diminuire lo spam in arrivo nelle mailbox degli utenti.

Per questo e360, ritenendo del tutto legittimo il proprio impiego dell’email, aveva chiesto ad un tribunale dell’Illinois di condannare Spamhaus al pagamento di 15 milioni di dollari di danni, 11,715 milioni per interferenza nelle proprie operazioni commerciali e a 40mila dollari di spese legali.

Spamhaus da parte sua, ritenendo illegittimo il procedimento, in quanto Spamhaus ha sede nel Regno Unito e non nell’Illinois, non si è proprio presentata al processo , spingendo così il giudice a riconoscere a e360 gli 11,715 milioni di dollari. Ma niente di più: l’assenza della difesa non ha infatti portato il tribunale ad affrontare il merito della questione e tutto si è risolto con una sentenza “a tavolino”.

E ora Spamhaus fa sapere che proprio in virtù dell’illegittimità della condanna americana non intende sborsare un centesimo né riconoscere alcunché a e360. Se quest’ultima vorrà vedersi riconoscere qualcosa, dovrà prima intentare causa in suolo britannico per chiedere che le decisioni del tribunale dell’Illinois vengano ritenute valide, o per istruire un processo ex novo.

Ciò che suscita ulteriore clamore, evidentemente, è il fatto che il caso e360 vs. Spamhaus sia uno dei più eclatanti dei non rarissimi casi in cui soggetti “bloccati” dalle liste antispam denunciano i gestori delle stesse per danni alle proprie attività. Una vecchia questione che aveva toccato anche Yahoo Groups e che, visto l’abbondare di ogni genere di spam, sembra ben lungi dal risolversi.

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Pubblicato il
18 set 2006
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