Stampa cinese contro le garanzie Apple

Stampa cinese contro le garanzie Apple

I media di stato contro i termini di riparazione dei prodotti. Ritenuti discriminanti nei confronti dei consumatori asiatici. La risposta ufficiale di Cupertino, dicono, non ci convince
I media di stato contro i termini di riparazione dei prodotti. Ritenuti discriminanti nei confronti dei consumatori asiatici. La risposta ufficiale di Cupertino, dicono, non ci convince

Già nel mirino della Commissione Europea per la modifica dei termini contenuti nella sua garanzia commerciale, Apple è finita sotto il fuoco incrociato dei media di stato cinesi. L’azienda di Cupertino è stata accusata in una indagine condotta dal potente quotidiano locale The People Daily , per l’adozione di regole discriminanti nei contratti di garanzia cinesi dei suoi dispositivi desktop e mobile .

Stando alle indagini condotte dal People Daily , la garanzia commerciale prevede la riparazione di parti danneggiate o rotte, mentre negli altri paesi del mondo è prevista la sostituzione . In un comunicato di risposta, Apple ha sottolineato come i termini di garanzia restino uguali in tutti i paesi: la possibile spiegazione è che mentre le parti danneggiate del modello iPhone 5 possono essere tranquillamente sostituite in Cina, vista la disponibilità dei ricambi, altrove sia più “conveniente” sostituire il prodotto difettoso per rimandarlo in fabbrica per le dovute riparazioni (piuttosto che far attendere per settimane il cliente).

I media locali hanno descritto come “vuote ed auto-celebrative” le dichiarazioni ufficiali della Mela, che pure sembra aver risposto concretamente ai dubbi di stato – in Cina, la legge impone uno standard di 30 giorni di garanzia sulle riparazioni, mentre Apple ne offre 90 – sui temi proposti.

È chiaro che Cupertino non abbia alcuna intenzione di scatenare un caso diplomatico in un mercato che nell’ultima trimestrale ha garantito vendite per 6,83 miliardi di dollari , 2 miliardi in più rispetto all’anno precedente. Le garanzie della Mela sono già finite sotto la lente europea per aver offerto un solo anno di tutela ai consumatori del Vecchio Continente. In Italia , le autorità antitrust sono intervenute con una maxi-multa da 900mila euro.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
26 mar 2013
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