Tesla, incidente mortale in guida assistita

Tesla, incidente mortale in guida assistita

La casa automobilistica di Elon Musk ha ammesso la "tragica perdita", la morte di un proprietario di Model S avvenuta con l'auto in modalità di guida assistita. Le polemiche fioccano, le autorità USA indagano
La casa automobilistica di Elon Musk ha ammesso la "tragica perdita", la morte di un proprietario di Model S avvenuta con l'auto in modalità di guida assistita. Le polemiche fioccano, le autorità USA indagano

Stando a quanto comunica la stessa Tesla, la National Highway Traffic Safety Administration (NHTSA) americana ha avviato un’indagine preliminare sull’incidente mortale che ha coinvolto Joshua Brown, quarantenne della Florida deceduto in seguito all’impatto della sua Model S con il rimorchio di un camion su una superstrada a doppia carreggiata.

NHTSA è in particolare interessata a studiare le performance della modalità di guida assistita “Autopilot”, una funzionalità che Tesla ha implementato lo scorso anno su alcuni dei suoi modelli di automobile hi-tech con un apposito aggiornamento software . Una funzionalità ancora in beta, e che in ogni caso non dovrebbe essere considerata come un vero e proprio pilota automatico, secondo quanto dichiarato dalla stessa azienda produttrice.

I fatti , prima di tutto: Brown stava procedendo sulla superstrada in modalità Autopilot, presumibilmente senza le mani sul volante, mentre il conducente del camion era impegnato in una svolta a sinistra che ha fatalmente “tagliato” la strada alla berlina di Tesla; né il conducente né il software di guida assistita si sono accorti dell’ostacolo che avevano davanti e l’auto si è infilata sotto il rimorchio del camion, provocando la morte di Brown e continuando a procedere verso est fino all’impatto con una recinzione.

Al di là della certezza della morte del conducente della Model S, conducente che peraltro aveva in passato condiviso su YouTube la propria esperienza con la guida assistita della sua Tesla, il primo incidente mortale in cui è stata protagonista un’auto con guida assistita di Tesla presenta più di un aspetto problematico: al momento nessuno può fare valutazioni oggettive sulle performance dell’Autopilot della casa statunitense, una tecnologia che in ogni caso Tesla ha sempre presentato come attivabile a rischio e pericolo del conducente.

Tesla fornisce i (pochi?) dettagli che ha a disposizione grazie alla telemetria costantemente comunicata dalle proprie autovetture, e rimarca la sicurezza del prodotto rispetto alle condizioni generali del traffico americano: la morte di Brown è la prima avvenuta dopo 209 milioni di chilometri percorsi da tutte le auto Tesla, mentre la media USA per tutti i veicoli è di un incidente mortale ogni 151 milioni di chilometri.

Le prime dichiarazioni di Tesla suggeriscono la conoscenza, da parte degli ingegneri della corporation, di un problema nei sensori con le particolari condizioni di guida in cui si è trovato Brown, con il cielo molto illuminato e la fiancata bianca del camion che hanno impedito l’attivazione dei freni; problematica, infine, la valutazione del comportamento del guidatore e l’eventuale ritardo di reazione dovuto all’eccessiva fiducia nel pilota automatico della Model S.

Il caso è insomma più che aperto, la stessa NHTSA è da tempo impegnata a studiare la questione delle auto a guida automatica e semiautomatica ma l’occasione è prevedibilmente oggetto di polemiche tra favorevoli e contrari: qualcuno si è spinto a dichiarare “inadeguati” i sensori di Tesla, mentre dalla carreggiata opposta si promuove una totale automazione del traffico automobilistico così da affidare alle trasmissioni fra veicoli la garanzia di sicurezza su strada. Se il camion e la Model S avessero comunicato ciascuno la posizione dell’altro, questa l’ipotesi, l’incidente mortale di Brown non sarebbe mai avvenuto.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
1 lug 2016
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