Thailandia, scrittore in prigione per lesa maestà

Thailandia, scrittore in prigione per lesa maestà

Nuovo caso di limitazione della libertà di espressione: tre anni di reclusione per un autore australiano le cui parole offenderebbero la casata reale
Nuovo caso di limitazione della libertà di espressione: tre anni di reclusione per un autore australiano le cui parole offenderebbero la casata reale

Tre anni di prigione. È questa la condanna subita in Thailandia da uno scrittore australiano, colpevole di aver offeso in un suo libro il re e la corona locali.
È stata Cnn a dare per prima la notizia: nel 2005 Harry Nicolaides aveva dato alle stampe un libro, “Verisimilitude”, al cui interno era contenuto un paragrafo riguardante la famiglia reale thailandese. E per un buon periodo la cosa era passata sostanzialmente sotto silenzio: il romanzo era stato tirato in sole 50 copie, delle quali solo 7 erano state vendute, e nessuno ne aveva parlato.

Poi, d’improvviso, con lo sbarco online di molte di quelle pagine, la bufera. Nell’agosto scorso le autorità del paese estremo orientale hanno arrestato Nicolaides con l’accusa di “lesa maestà” per le affermazioni riportate nel libro. E nei giorni scorsi, puntuale, è arrivata la condanna: lo scrittore, racconta Boing Boing , è stato condannato dalla corte competente a tre anni di reclusione. “La realtà è più incredibile della finzione romanzesca” ha detto in lacrime Nicolaides ai giornalisti stranieri che lo assediavano davanti al tribunale, “questa ordalia è durata per cinque mesi. E io mi sento come in un brutto sogno”.

Il reato di lesa maestà è regolato dalla legge 112 dell’ordinamento thailandese, dove si legge “Chiunque diffami, insulti o minacci il Re, la Regina, i loro Eredi o il Reggente sarà colpito da una pena variabile tra i 3 ed i 15 anni di prigione”.

Già in passato, la Thailandia è più volte balzata ai (dis)onori delle cronache per casi di censura e limitazione dei diritti di espressione. Nel febbraio 2007, poco dopo aver conquistato il potere con un golpe, la giunta militare al governo aveva bloccato una lista lunghissima di siti sgraditi. E nell’aprile dello stesso anno a fare le spese della vis censoria thailandese era stato YouTube, oscurato in tutto il paese per avere pubblicato un video satirico sul re.

Nel raccontare la storia, Cnn ha evitato di ripetere le parole che hanno portato all’incriminazione di Nicolaides. Secondo Boing Boing , tale scelta sarebbe stata assunta deliberatamente dal network americano, allo scopo di non rischiare guai giudiziari con le suscettibili autorità locali. Qui , comunque, una copia completa del libro, digitalizzata, destinata ora a conoscere una nuova popolarità in rete.

Giovanni Arata

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Pubblicato il
21 gen 2009
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