The Guardian, un paywall piccolo piccolo

The Guardian, un paywall piccolo piccolo

Nuova app con un abbonamento semestrale a 3 sterline. Annunciata anche una versione per Android
Nuova app con un abbonamento semestrale a 3 sterline. Annunciata anche una versione per Android

The Guardian ha lanciato una nuova app per iPhone. Inaugurando così il suo nuovo modello di monetizzazione .

Il giornale britannico aveva già un’app per il melafonino e questa rimarrà disponibile per i prossimi sei mesi prima di essere rimossa: dal suo esordio nel dicembre 2009 ha registrato circa 200mila download (pur non essendo gratuita ma a pagamento), e un utilizzo mensile da parte del 75 per cento degli utenti che l’hanno scaricata, e giornaliero da parte del 25 per cento di questi.

La nuova applicazione, invece, sarà gratuita con un sistema di abbonamento per gli utenti britannici (2,99 sterline per 6 mesi, 3,99 per 12) e con un modello supportato dall’advertising per quelli statunitensi (circa l’8 per cento dei lettori).

Il prezzo è molto competitivo : un concorrente come il Daily Mail offre per esempio un abbonamento da 4,99 sterline per 6 mesi e 8,99 per un anno. Forse anche troppo competitivo per alcuni osservatori secondo cui, essendo un prezzo corrispondente a circa l’1 per cento di quello che incasserebbe in un anno di vendite del cartaceo, rischia di cannibalizzare i numeri relativi al traffico (comunque diminuiti da un paywall, seppur così piccolo) essenziali per l’advertising e quelli del cartaceo (ancora introito principale con circa 200 mila copie al giorno a 50 pence) senza una reale possibilità di ritorno alternativo.

L’ idea della redazione , inoltre, è che grazie all’app si potranno aggiornare più frequentemente i lettori, offrendo una migliore esperienza e più contenuti. Fra le novità della nuova app c’è la possibilità di visionare i commenti (e prossimamente di sottoscriverli) agli articoli, i risultati live degli eventi sportivi, blog in diretta e la sezione video .

Sarebbe inoltre in cantiere un’app Android .

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
20 gen 2011
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