Non bastasse la pessima fama che già caratterizza Tor negli occhi del pubblico generalista, una nuova occasione di scontro fra gli utenti del network a cipolla e le aziende di rete arriva per opera di CloudFlare. Che accusa: la quasi totalità della rete è malevola.
La società specializzata in servizi CDN (Content-Delivery Network) sostiene che nel 94 per cento dei casi, le richieste e il traffico dati provenienti dall’interno di Tor sono intrinsecamente malevoli: non si tratta necessariamente di utenti o criminali singoli, spiega CloudFlare, quanto piuttosto di richieste automatizzate progettate per danneggiare i clienti del CDN.
Un’ampia percentuale di commenti di spam, scansioni di vulnerabilità, frode da click si nasconde all’interno di Tor, dice CloudFlare , e nel corso dell’ultimo anno quasi il 70 per cento dei nodi di uscita della darknet sono stati classificati come spammer di commenti malevoli.
Il monitoraggio dei singoli utenti è complicato, sostiene la corporation, e questo non fa che confermare indirettamente le capacità di protezione dell’anonimato proprie di Tor; per quanto riguarda la difesa dai comportamenti malevoli, poi, CloudFlare ha già approntato diversi livelli di reazione che vanno dall’uso di schermi-CAPTCHA alla messa al bando totale dell’accesso. Quest’ultima opzione è però disponibile solo per i clienti enterprise.
CloudFlare si dichiara disposta a discutere per trovare un terreno comune assieme alla community di Tor, ma gli sviluppatori della darknet non hanno accolto con particolare calore le accuse della corporation: CloudFlare si è fatta prendere la mano da esigenze di sicurezza fuori luogo, dice il team della rete a cipolla, rilasciando numeri senza prove sostanziali e interferendo con la navigazione degli utenti per mezzo (tra le altre cose) di CAPTCHA proni al malfunzionamento.
Alfonso Maruccia