Trump: libertà di espressione o libero mercato?

Trump: libertà di espressione o libero mercato?

Molte aziende fanno terra bruciata attorno a Trump ed agli assalitori di Capitol Hill: censura o, più semplicemente, libero mercato?
Trump: libertà di espressione o libero mercato?
Molte aziende fanno terra bruciata attorno a Trump ed agli assalitori di Capitol Hill: censura o, più semplicemente, libero mercato?

Con l’avvicinarsi del giuramento ufficiale di Biden e con il crescere delle tensioni sociali negli Stati Uniti a seguito dell’assalto a Capitol Hill, molti gruppi hanno isolato Donald Trump rimuovendolo dai social network o escludendo dai propri servizi gli assaltatori di Washington. Dapprima Facebook e Twitter, nonché Twitch e altri social, me anche AirBNB e, nelle ultime ore, app di dating quali Bumble o Tinder.

Ci sono state critiche intense nei confronti di queste iniziative, viste a più riprese come un tentativo di mettere un bavaglio ad una specifica parte politica. Queste critiche hanno aumentato la polarizzazione, scatenando le reazioni contrarie di quanti hanno visto in Trump un’esagerazione non tollerabile da un apparato democratico.

La mano invisibile del mercato

La domanda, a questo punto, va posta: se il “bavaglio” non fosse un vero bavaglio, ma avesse una caratura molto meno significativa e molto più afferente alla sfera economica del libero mercato? La domanda è legittima soprattutto laddove il libero mercato è la vera religione laica dominante, essenza stessa del sogno americano e orizzonte di ogni strategia politica nazionale. Così come il libero mercato “consigliava” ai gruppi dell’IT di tollerare le ingerenze esterne e le esagerazioni politiche di un Trump Presidente (a colpi di milioni di dollari di investimenti in advertising), ora il vento del libero mercato sembra aver cambiato direzione.

Insomma: a chi conviene ospitare chi sta attentando alla democrazia? Chi ha ancora interesse a mettere a rischio la propria posizione, passando come collaborazionista di una fazione che di fatto ha già perso e che sta soltanto cercando di legittimare la propria precedente battaglia contro elezioni descritte come “frode”? Più concretamente: perché AirBNB dovrebbe rischiare di passare come una piattaforma che ospita persone poco raccomandabili? E perché Facebook dovrebbe rischiare di diventare la culla del cospirazionismo? Perché Twitter dovrebbe, ancora una volta, ospitare la scintilla di un attacco al potere?

Il libero mercato ha creato un contesto sul quale Trump ha potuto costruire la propria propaganda, mentre ora il libero mercato ha dato vita ad un contesto nel quale Trump ha visto bloccarsi i propri meccanismi, inevitabilmente mandati in corto circuito fino ad arrivare a quanto successo nei giorni scorsi. Ora: una realtà come quella USA, dove la mano invisibile del mercato ha una caratura semi-divina almeno a titolo di ispirazione, perché dovrebbe intervenire laddove fino ad oggi non era mai intervenuta?

I timori di “censura” muoiono di fronte ad un vento nuovo arrivato a spirare sugli USA in questo 2021. Del resto credere che tutti i gruppi abbiano concordato una spallata al Presidente uscente è qualcosa che affonderebbe, ancora una volta e ancora di più, nel cospirazionismo. Il libero mercato, invece, spiega molte cose. E forse ha votato prima ancora che non gli elettori americani.

Jack Dorsey nei giorni scorsi se ne è detto dispiaciuto, perché quel che è venuto a crearsi è un “precedente” che non avrebbe mai voluto, ma che si è reso necessario. Rimarrà un caso isolato? Con ogni probabilità sarà così, ma da adesso in avanti ai social network sarà chiesto ben maggior interventismo ad ogni latitudine.

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Pubblicato il 18 gen 2021
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