Tumori, partito il processo a IBM

Tumori, partito il processo a IBM

Si è aperto con una arringa accusatoria molto pesante il procedimento a carico del colosso informatico, accusato di essere responsabile per le malattie sviluppate da suoi dipendenti
Si è aperto con una arringa accusatoria molto pesante il procedimento a carico del colosso informatico, accusato di essere responsabile per le malattie sviluppate da suoi dipendenti

Roma – IBM sapeva che i dipendenti che lavoravano in alcune zone di certi impianti, come quelli di San Jose, entravano in quotidiano contatto con sostanze decisamente tossiche senza una vera difesa e sapeva che questo avrebbe potuto condurre a gravissime patologie, compresi tumori mortali. Questa la pesantissima accusa che è stata lanciata contro il colosso informatico nel corso della prima udienza di un procedimento di cui si parla da tempo .

Secondo Richard Alexander, il legale che rappresenta gli ex dipendenti IBM, l’azienda avrebbe persino mentito ai propri dipendenti, rassicurandoli che tali sostanze non avrebbero prodotto le conseguenze catastrofiche che secondo l’accusa si sono invece verificate.

Nella prima udienza Alexander ha messo in guardia la difesa, che per ora nega qualsiasi accusa, affermando che nel corso del processo verranno chiamati a testimoniare non solo esperti oncologi ma anche ex impiegati dell’azienda ed ex dirigenti, anche dalla Francia, testimonianze che non saranno gradite ai vertici dell’azienda.

“Proveremo – ha dichiarato l’avvocato dinanzi a giudice e giuria – che IBM è responsabile di frode per aver nascosto ai propri dipendenti le prove di un avvelenamento chimico sistemico. Poiché IBM non ha detto nulla quando era suo preciso dovere parlare, questa povera gente ha continuato a lavorare con quegli agenti chimici e non gli è stata data la possibilità di salvaguardare il loro bene più importante: la loro salute”.

cellule tumorali Da parte sua IBM ha rilevato che i due casi portati in tribunale, dei 250 pendenti , riguardano, il primo un uomo che fuma da almeno vent’anni e il secondo un diabetico sovrappeso che è in terapia ormonale. Entrambi, dunque, sono considerati da IBM a rischio tumore, malattia che poi li ha effettivamente colpiti. Secondo Robert Weber, che difende il gigante informatico, non ci sono “prove scientifiche” per quanto affermato dall’accusa né ci sono prove “che le persone coinvolte in questo caso siano state avvelenate chimicamente da IBM. L’azienda ha fornito un luogo di lavoro responsabile e sicuro che ha offerto ottime opportunità alle donne e agli uomini di Silicon Valley. Nessuna chimicofobia può distorcere questo fatto”.

Secondo gli osservatori specializzati americani il procedimento a carico di IBM durerà almeno un mese e mezzo e dai suoi risultati dipenderanno grandemente le possibilità di ricorso delle altre 250 persone che hanno intenzione di trascinare IBM in tribunale per simili accuse. Per l?Azienda la situazione è delicata, visto che tutti, compresa l’accusa di questo primo processo, vogliono il rimborso di tutte le spese mediche, danni morali e materiali nonché una grave sanzione per il comportamento di IBM, ritenuto irresponsabile.

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Pubblicato il
6 nov 2003
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