UE: l'ecommerce tradisce

UE: l'ecommerce tradisce

Uno studio coordinato dalla Commissione Europea ha tracciato un panorama sulla grande bottega degli errori online. A rischio i diritti fondamentali di ogni consumatore
Uno studio coordinato dalla Commissione Europea ha tracciato un panorama sulla grande bottega degli errori online. A rischio i diritti fondamentali di ogni consumatore

Più della metà dei siti coinvolti nel commercio elettronico infrangerebbe la legge: a spiegarlo , uno studio europeo che ha mostrato come gli operatori dell’ecommerce spesso mettano fuori strada i consumatori. Gli addebiti sono sovente occultati tra le righe, mancano recapiti a cui far riferimento, calpestati i diritti del consumatore.

L’inchiesta è stata coordinata dalla Commissione Europea, spinta da un numero sempre crescente di casi accertati in cui negozi online avrebbero fornito dati non troppo chiari al cliente di turno. Casi come quello di un acquirente belga – citato nel report europeo – che ha dovuto pagare una tassa di spedizione di 10 euro non contemplata nel contratto iniziale di acquisto di un telefono cellulare. Irregolarità come questa hanno quindi reso particolarmente preoccupate le varie associazioni nazionali a difesa del consumatore che hanno supportato l’Unione Europea nelle indagini.

26, infatti, le associazioni di consumatori di altrettanti stati membri dell’Unione, ad esclusione della Slovacchia e con il contributo di Islanda e Norvegia che hanno addirittura pubblicato i nomi precisi dei siti oggetto dei propri studi. I negozi virtuali analizzati hanno raggiunto il numero di 369 in totale, tutti impegnati nel commercio di fotocamere digitali, cellulari, lettori musicali, DVD e altri prodotti di elettronica di consumo. Un gruppo consistente, che, stando ai dati riportati dalla Commissione, ha generato nel 2007 profitti per 6,8 miliardi di euro, con 150 milioni di cittadini ad aver almeno una volta fatto compere online .

I risultati dell’inchiesta hanno mostrato come il 55 per cento dei siti controllati avesse fatto rilevare sostanziali irregolarità. Tre i problemi più comuni riscontrati in questa percentuale di casi: primo, informazioni fuorvianti riguardo i diritti del consumatore , come ad esempio quelle sulla possibilità legale di restituire la merce o quella di ottenere una riparazione gratuita di prodotti difettosi entro due anni dall’acquisto. Seconda irregolarità riscontrata, una serie di informazioni fuorvianti sul prezzo totale da pagare . Qui, il caso dello shopper belga.

Infine, contatti non esistenti o al limite incompleti , che hanno reso la vita del consumatore piuttosto difficile, nel tentativo di recapitare presso il venditore reclami, eventuali problemi o semplici comunicazioni. “Sappiamo, dal livello delle lamentele che arrivano nei centri europei per il consumatore, che questa è un’area davvero problematica per gli acquirenti – ha dichiarato il Consumer Commissioner europeo Meglena Kuneva – È un problema europeo che necessita di una soluzione europea e c’è tanto lavoro da fare nei prossimi mesi per ripulire il settore perché gli acquirenti UE meritano qualcosa di meglio”.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
9 set 2009
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