Nessuna norma del diritto comunitario impedirebbe ai singoli tribunali nazionali di imporre ai vari provider meccanismi di filtraggio dei contenuti illeciti. Si è così espressa la Commissione Europea, recentemente intervenuta nell’intricato caso che da circa sette anni oppone i vertici di SABAM – corrispettivo belga della SIAE – ai rappresentanti dell’ISP Scarlet Extended (ex-Tiscali).
Un gruppo di direttive – 2001/29 e 2004/48 , insieme alle 2000/31 e 2002/58 – non conterrebbero alcuna disposizione contro l’implementazione di filtri a tutela della proprietà intellettuale, affinché sia un fornitore di connettività ad impedire il trasferimento illecito di contenuti audiovisivi. I vari stati membri dell’Unione Europea potrebbero dunque autorizzare i blocchi, nel rispetto della vita privata degli utenti oltre che del principio di libera espressione .
Questo il parere dei commissari del Vecchio Continente, appunto intervenuti presso la Corte di Giustizia d’Europa per illuminare la strada che potrebbe portare al definitivo epilogo del caso SABAM vs Scarlet . Era il 2004 quando i detentori dei diritti avevano denunciato il provider Tiscali accusandolo di aver tratto vantaggio dai comportamenti illegali degli utenti. Una corte belga aveva di fatto obbligato l’ISP a disconnettere gli utenti e rendere inaccessibili le varie fonti del P2P .
Un’altra decisione del 2007 aveva poi obbligato Scarlet a bloccare l’accesso ai file scambiati illegalmente dai propri utenti. La soluzione tecnica da implementare sarebbe stata Audible Magic , una delle preferite dalle major di tutta Europa. Ma gli stessi rappresentanti di SABAM avevano in seguito ammesso la non sufficiente efficacia di un meccanismo come quello veicolato da Audible Magic . Un tribunale di Bruxelles aveva bloccato il pagamento di una maxi-multa da 750mila euro.
La palla era quindi passata alla Corte di Giustizia d’Europa, attualmente in fase d’ascolto dei vari pareri, tra cui quello della commissione . Secondo la linea dettata, spetterebbe alle varie corti nazionali il compito di effettuare un bilanciamento dei vari interessi in campo. Bisognerebbe analizzare i possibili effetti nefasti di tecnologie di filtraggio, in specie sulla confidenzialità delle comunicazioni a mezzo elettronico .
Una linea che ha messo in allarme gli attivisti che si battono per i diritti digitali, preoccupati che da questo parere scaturisca l’effettiva strategia europea in vista della revisione della direttiva nota come IPRED. Il parere della commissione ha già trovato i primi oppositori tra i vari stati membri, tra cui Polonia, Belgio, Repubblica Ceca e Italia . Curioso: la Procura della Repubblica di Bergamo aveva ordinato agli ISP nazionali di bloccare gli accessi alla Baia più famosa del torrentismo .
Mauro Vecchio