UE vuole vietare Huawei e ZTE dalle reti 5G per motivi di sicurezza

UE vuole vietare Huawei e ZTE dalle reti 5G per motivi di sicurezza

L'UE vuole eliminare gradualmente Huawei e ZTE dalle reti 5G e fibra ottica degli Stati membri per motivi di sicurezza nazionale.
UE vuole vietare Huawei e ZTE dalle reti 5G per motivi di sicurezza
L'UE vuole eliminare gradualmente Huawei e ZTE dalle reti 5G e fibra ottica degli Stati membri per motivi di sicurezza nazionale.

Quasi sei anni fa la Commissione europea presentava il suo “pacchetto di strumenti per la sicurezza informatica del 5G”. Una serie di raccomandazioni destinate agli Stati membri e agli operatori di telecomunicazioni per gestire i rischi nella nuova tecnologia 5G. Non erano divieti, non erano obblighi. Erano suggerimenti su come evitare potenziali problemi di sicurezza.

L’UE valuta il bando totale: Huawei e ZTE fuori dal 5G europeo?

Le raccomandazioni mettevano in guardia su certi fornitori, citando il rischio spionaggio e la dipendenza eccessiva da un unico player. Il documento parlava di “fornitori ad alto rischio“, aziende che potrebbero subire pressioni da paesi extra-UE senza controlli democratici adeguati. Insomma, la Cina, senza nominarla.

Da allora la Commissione ha smesso di usare giri di parole e ha indicato specificatamente Huawei e ZTE come fornitori che presentano rischi per la sicurezza. E ora, finalmente, vuole trasformare quei suggerimenti educati in requisiti legali.

Il vicepresidente della Commissione Henna Virkkunen vuole rendere queste raccomandazioni molto più incisive. Secondo fonti interne, l’obiettivo è eliminare gradualmente i giganti tecnologici cinesi dalle reti dell’UE, e si sta valutando la possibilità di trasformare le raccomandazioni del 2020 in un requisito legale vero e proprio.

Virkkunen vorrebbe escludere i fornitori cinesi anche nelle reti fisse, soprattutto ora che i paesi stanno correndo ai ripari per installare nuovi cavi in fibra ottica. È un approccio comprensivo che riconosce che il problema non è solo il 5G, ma tutta l’infrastruttura di telecomunicazioni.

La Commissione sta anche valutando come scoraggiare i paesi non-UE dall’utilizzare fornitori cinesi. Uno dei piani previsti prevede la sospensione dei finanziamenti Global Gateway ai paesi che usano le sovvenzioni per progetti che coinvolgono apparecchiature Huawei.

I paesi che hanno già vietato i fornitori cinesi

Alcuni Stati membri hanno già preso posizione senza aspettare che Bruxelles li obbligasse. La Svezia nel 2020 ha vietato l’uso di Huawei e ZTE nelle sue reti 5G e ne ha ordinato la rimozione entro il 1° gennaio 2025. È stata una delle prime a muoversi, e ora sta affrontando i costi per smantellare le infrastrutture già installate per sostituirle con alternative occidentali.

Anche il Regno Unito, sebbene non faccia più parte dell’UE dopo la Brexit, ha vietato Huawei. Più recentemente la Germania ha imposto agli operatori di rimuovere tutti i componenti critici di Huawei e ZTE dalle loro reti 5G entro il 2026. E quando la Germania si muove, di solito gli altri seguono.

Ma non tutti gli Stati membri sono sulla stessa linea. Alcuni paesi, come l’Italia, non hanno divieti chiari e invece riesaminano gli accordi con i produttori cinesi caso per caso. Poi ci sono luoghi come la Slovenia, dove i partiti di opposizione hanno respinto senza mezzi termini un disegno di legge che avrebbe consentito l’esclusione dei produttori ad alto rischio dalle loro reti.

Il problema del prezzo (e dei finanziamenti cinesi)

Esistono alternative occidentali a Huawei e ZTE. Nokia ed Ericsson sono i due grandi nomi europei nel settore delle telecomunicazioni. Ma da anni faticano a competere sul prezzo, e questo è un problema enorme.

Le banche statali cinesi da sempre offrono finanziamenti a lungo termine estremamente favorevoli ai paesi e agli operatori che scelgono Huawei o ZTE. Parliamo di prestiti con tassi d’interesse che nessuna banca commerciale occidentale si sognerebbe mai di offrire, condizioni di rimborso incredibilmente generose, e pacchetti che includono non solo l’hardware ma anche formazione, supporto tecnico e manutenzione. È un vantaggio enorme.

Un operatore di telecomunicazioni che deve scegliere tra pagare il doppio per Nokia/Ericsson o ricevere finanziamenti agevolati per Huawei, ci pensa due volte prima di fare il grande passo. La sicurezza nazionale è importante, ma i bilanci anche.

Come la mettiamo con i costi di transizione?

Vietare Huawei e ZTE è una cosa. Rimpiazzare tutta l’infrastruttura già installata è un’altra storia completamente diversa. Gli operatori che hanno già investito miliardi in attrezzature cinesi ora si trovano di fronte alla prospettiva di smantellare tutto e ricominciare da zero con fornitori occidentali più costosi.

Chi paga? Gli operatori certamente non sono entusiasti all’idea di assorbire questi costi. Alcuni governi stanno valutando sussidi o incentivi, ma si tratta comunque di soldi pubblici che devono venire da qualche parte. E nel frattempo, durante la transizione, ci saranno inevitabilmente interruzioni di servizio, ritardi nell’espansione della copertura 5G, e altri grattacapi tecnici.

La mossa dell’UE verso un divieto legale vincolante è comprensibile dal punto di vista della sicurezza nazionale e della sovranità tecnologica. Ma comporta costi reali, complicazioni pratiche, e tensioni geopolitiche con la Cina che è uno dei principali partner commerciali europei.

Fonte: Bloomberg
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Pubblicato il
11 nov 2025
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