UK, moderazione preventiva sui contenuti web

UK, moderazione preventiva sui contenuti web

E' la nuova visione del ministero della Cultura: perché far pubblicare tutto direttamente online quando può prima passare l'esame di comitati, commissioni, dipartimenti e gruppi di lavoro? Pronte le pagelle per gli operatori
E' la nuova visione del ministero della Cultura: perché far pubblicare tutto direttamente online quando può prima passare l'esame di comitati, commissioni, dipartimenti e gruppi di lavoro? Pronte le pagelle per gli operatori

I gestori delle piattaforme di sharing dovrebbero disporre di tempi tecnici che trascorrano tra la condivisione dei contenuti da parte degli utenti e la pubblicazione: il flusso di contenuti dovrebbe passare dal filtro della moderazione. Il tutto, spiegano dal ministero della Cultura del Regno Unito, a favore degli animi più sensibili che vagolano per la rete.

Ad avanzare la proposta è il sottosegretario alla Cultura, all’Industria della creatività e al Turismo del Regno Unito, Barbara Follett : rivendica maggiori protezioni per i giovani netizen, rivendica la complicità degli intermediari della rete. Follett suggerisce che i gestori delle piattaforme introducano un meccanismo di moderazione preventiva : dovrebbe passare del tempo tra il caricamento dei contenuti da parte dell’utente e l’effettiva pubblicazione da parte degli intermediari. Un tempo indispensabile affinché i gestori dei servizi Internet effettuino un controllo sul materiale postato e filtrino i contenuti che ritengono inadatti, assumendosi quelle responsabilità che Follett ritiene si assumano le aziende “a cui le persone possono accordare la loro fiducia”.

Il mondo politico britannico da tempo tenta di attribuire agli operatori della rete la responsabilità di vigilare sui contenuti inadatti all’intera platea dei netizen: se il ministro dell’Istruzione ha in passato sostenuto che i gestori di questi servizi si debbano sobbarcare l’onere del controllo sulla base di una responsabilità sociale e di un imperativo morale, anche le forze di polizia hanno invocato il controllo editoriale da parte dei gestori di piattaforme e di reti sociali online. Gli intermediari si sono limitati a declinare le proprie policy affinché aderiscano al meglio alle istanze emerse dalle autorità e a ribadire che controllo e censura preventivi sono da escludere: la mole dei contenuti che ogni istante viene caricata dagli utenti è ingombrante, le community hanno a disposizione degli strumenti per richiamare l’attenzione del fornitore di servizi e spingerlo a valutare l’idoneità di un contenuto caricato dal netizen.

Ma non tutti gli intermediari dimostrano di agire in modo che questi strumenti siano davvero efficaci : gli allarmi degli utenti rimangono a volte disattesi, i tempi con cui i fornitori di servizi elaborano le richieste sono sovente interminabili. Qualora i fornitori di servizi non si piegassero a vagliare ogni contenuto postato dagli utenti, Follett propone di valutare l’efficienza delle contromisure basate sulle segnalazioni delle community di utenti: se c’è chi propone di istituire delle pagelle che indichino i tempi di reazione dei fornitori di servizi rispetto alle segnalazioni degli utenti. Follett sottolinea che “svergognare qualcuno è una strategia che spesso può funzionare molto bene”. “È necessario che i fornitori di servizi Internet si facciano avanti – pungola Follett – e dimostrino che sono organizzazioni responsabili ai cui servizi possiamo raccomandare i nostri bambini”.

Il sottosegretario ricorda che sono in molti a definire la rete un terreno di frontiera, una sorta di “selvaggio West ai tempi della corsa all’oro” ancora in attesa di regole: nonostante Follett dichiari di credere fermamente nel principio di autoregolamentazione, non rinuncia a paventare che “quello di cui abbiamo bisogno è che questo selvaggio West venga regolamentato quanto prima”.

Gaia Bottà

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Pubblicato il 17 nov 2008
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