Al via le indagini preventive sui social network

Al via le indagini preventive sui social network

Il primo a finire nel ciclone dei nuovi controlli è Facebook: secondo le autorità americane non fa abbastanza per proteggere i minori. La polizia dovrà controllare le modalità di sorveglianza
Il primo a finire nel ciclone dei nuovi controlli è Facebook: secondo le autorità americane non fa abbastanza per proteggere i minori. La polizia dovrà controllare le modalità di sorveglianza

Nella rete sociale di Facebook si annidano delle mele marce, lo hanno dimostrato delle indagini preventive, aperte dal procuratore generale dello stato di New York Andrew Cuomo ( nella foto ). Per questo motivo, riporta The Register , è stata richiesta una subpoena , affinché la piattaforma di social networking consegni ogni dettaglio riguardo alle procedure che mette in campo per tutelare la sicurezza dei suoi utenti.

I servizi di social networking, la Rete in generale, sono da anni demonizzati dai genitori più apprensivi, preoccupazioni rilanciate e alimentate da ricerche , allarmismi che si sono rispecchiati nell’agire dei politici e nel quadro legislativo americano , sempre più severo e applicato in maniera sempre più estensiva.

Proprio per rassicurare le famiglie terrorizzate da sexual predator e pedomostri, Facebook, passato dallo status di rete sociale ristretta e limitata agli studenti universitari ad un servizio generalista, si propone agli utenti come “un ambiente affidabile, nel quale le persone possono interagire in piena sicurezza”. Una promessa sbandierata dal servizio che non ha convinto il procuratore generale di New York: sguinzagliata una squadra di investigatori che facessero da esche nel procelloso mare di Facebook, ha dato il via alle indagini preventive .

Il procuratore generale Cuomo In molti, spiega Cuomo in una lettera inoltrata al CEO di Facebook Mark Zuckerberg, hanno abboccato ai profili compilati dagli investigatori, spacciatisi per giovanissimi : sono stati circuiti con proposte indecenti quanto illegali, con fotografie che lasciavano poco spazio all’immaginazione. Numerosi anche i profili degli utenti infarciti di immagini pornografiche e di contenuti lascivi, le pagine personali dedicate al reclutamento di pornostar in erba, oltre naturalmente alle controproducenti campagne volte a fomentare intolleranza e odio razziale.

Per verificare l’efficienza delle contromisure messe in atto da Facebook, che promette di rimuovere ogni contenuto scabroso previa segnalazione degli utenti, gli investigatori sono passati alla seconda fase del piano, agendo nei panni di genitori preoccupati. Inoltrate le segnalazioni, Facebook si è limitato a tranquillizzare gli investigatori sotto mentite spoglie, promettendo di analizzare l’accaduto e di rimuovere ogni contenuto che violasse le condizioni del servizio. Ma il profilo del molestatore è ancora online, assicura il procuratore generale. Una situazione ancor più disdicevole si è verificata anche nello scenario architettato ad hoc dagli investigatori, che si sono finti al tempo stesso sexual predator , minore insidiato e genitore: Facebook ha ignorato ogni allarme e ogni richiesta di aiuto. I sospetti del procuratore Cuomo sono stati pienamente confermati dalle indagini: Facebook sta violando la General Business Law dello stato di New York ed è pubblicità ingannevole quella che raffigura il servizio come un locus amoenus , pur rivelandosi un covo di molestatori liberi di sfogare le loro pulsioni.

Un allarme già lanciato nei mesi scorsi dal procuratore generale del Connecticut Richard Blumenthal , protagonista della crociata contro MySpace , che aveva individuato presso la piattaforma almeno tre profili di sexual offender , registrati presso i database statali .

Facebook dovrà consegnare al procuratore i faldoni di tutte le richieste e le lamentele ricevute da parte dai suoi utenti, le relative risposte, nonché una documentazione esaustiva che offra chiarimenti riguardo alle procedure e ai sistemi di sicurezza utilizzati.

I vertici di Facebook, riporta PC World , fanno sapere di essere più che disposti a cooperare con la giustizia: una mossa che appare inevitabile per consolidare l’appetibilità di cui Facebook gode presso gli inserzionisti, motivo per il quale Microsoft, che già ne veicola la pubblicità, sembra intenzionata ad investire nella piattaforma.

Gaia Bottà

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
26 set 2007
Link copiato negli appunti