Un laboratorio chimico in un chip

Un laboratorio chimico in un chip

Ricercatori statunitensi sviluppano una tecnologia potenzialmente in grado di accelerare i test di laboratorio su medicinali e sostanze sintetiche. Per aiutare altri colleghi a scovare le cure di domani
Ricercatori statunitensi sviluppano una tecnologia potenzialmente in grado di accelerare i test di laboratorio su medicinali e sostanze sintetiche. Per aiutare altri colleghi a scovare le cure di domani

L’integrazione e la miniaturizzazione sempre più spinte sono un elemento hi-tech imprescindibile non solo nel campo delle piattaforme informatiche. Quello che un team di chimici, biologi e ingegneri della University of California Los Angeles ha realizzato assomiglia infatti parecchio a uno di quei sistemi SoC integrati nei sub-notebook e nei terminali a basso costo, con i quali condivide l’obiettivo: vale a dire integrare su una circuiteria compatta e a “blocco unico” funzionalità che generalmente necessitano di strutture e componenti specifici .

Il “Lab on a Chip” dell’UCLA è in grado di eseguire oltre un migliaio di reazioni chimiche in contemporanea su un microchip controllato via PC, un procedimento attraverso il quale gli scienziati dicono di poter accelerare l’identificazione di nuove medicine potenziali da impiegare contro patologie come il cancro.

Il dispositivo si basa sulla microfluidica , campo di ricerca interdisciplinare a metà strada tra ingegneria, fisica, chimica, microtecnologia e biotecnologia che prevede l’impiego e la manipolazione di flussi di fluidi a livello microscopico per applicazioni in questo caso di tipo chimico-biologico.

Le reazioni chimiche di cui è capace il Lab-on-a-Chip permettono di identificare in maniera precisa il tipo di molecole sintetiche in grado di legarsi a particolari enzimi cellulari, con il risultato finale da verificare con la spettrometria di massa. Il team dell’UCLA ha trovato il modo di ridurre svariate migliaia di cicli di raccolta di campioni e mix di reagenti a un unico micro-dispositivo che fa tutto in automatico, con l’unica limitazione (superabile con ulteriore lavoro di ricerca, assicurano gli studiosi) di dover controllare i risultati delle reazioni offline.

Hsian-Rong Tseng, autore dello studio, parla di una “rivoluzione del processo di laboratorio” grazie alla duplicazione, in migliaia di micro-esemplari, dei “preziosi enzimi molecolari” necessari alle reazioni nei laboratori, un sistema che oltre alla velocità ha l’altrettanto importante vantaggio di ridurre il consumo di reagenti chimici con un conseguente impatto positivo sui costi complessivi delle fasi di ricerca. Una strada parallela, ma differente nell’approccio, rispetto a quella seguita in altri laboratori come il CoSBI di Trento.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
7 ago 2009
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