Tokyo (Giappone) – Suona come una vera e propria guerra d’indipendenza l’annuncio dato da 22 firme giapponesi e riguardante lo sviluppo di un sistema operativo embedded basato su Linux. Fra i membri del consorzio troviamo nomi del calibro di Sony , Toshiba , NEC , Fujitsu e Mitsubishi , tutti produttori di info appliance per il mercato consumer.
La formazione di questo gruppo, tutto giapponese, segue peraltro una tendenza che vede i maggiori concorrenti del settore unire le forze per abbassare i costi di sviluppo dei sistemi operativi “light”, quelle cioè capaci di infilarsi all’interno di telefoni cellulari, autoradio, set-top box ed altre info appliance.
In questo caso, i membri del consorzio avranno la possibilità di modificare il codice del sistema operativo e personalizzarlo a seconda delle loro esigenze. Secondo John Cheuck, vice presidente del consorzio, la possibilità di sviluppare una base software in comune consentirà alle varie aziende non solo di rendere eventualmente interoperabili i loro sistemi, ma anche di apportare con facilità modifiche che, se affidate a terzi, richiederebbero molto più tempo e denaro.
Di certo questa dichiarazione non farà molto piacere agli attuali leader del mercato dei sistemi operativi embedded, come Microsoft e Palm, che fra l’altro conoscono bene le difficoltà insite nello sviluppo di decine e decine di versioni differenti dello stesso sistema operativo. Ma mentre Microsoft , si sa, ha le spalle larghe, Palm ha dato più volte segni di affanno, sebbene al momento sia riuscita a dare in licenza il suo OS a Sony.
Per Linux questa notizia è senz’altro una riconferma della sua avanzata anche nel mercato dei device embedded. Tuttavia per gli analisti è alquanto improbabile che la piattaforma sviluppata da questa grande alleanza dagli occhi a mandorla possa affermarsi come standard di mercato, soprattutto per via del fatto che il prodotto non avrà un’immagine pubblica ben definita: non un logo, non un programma di marketing congiunto.