Un rally fra... supercomputer

Un rally fra... supercomputer

La Difesa USA organizza una gara riservata a fuoristrada in grado di percorrere centinaia di chilometri senza l'intervento dell'uomo. In palio un milione di dollari
La Difesa USA organizza una gara riservata a fuoristrada in grado di percorrere centinaia di chilometri senza l'intervento dell'uomo. In palio un milione di dollari

Chicago (USA) – Veicoli senza guidatore che sfrecciano a quasi 100 Km all’ora seguendo un percorso che attraversa territori desertici e inospitali. È questo ciò a cui potranno assistere gli spettatori della DARPA ‘s Grand Challenge , una gara automobilistica riservata a mezzi di trasporto sperimentali capaci, grazie ad avanzati sistemi di pilotaggio automatico, di percorrere lunghi tragitti senza il minimo intervento umano.

La corsa, sponsorizzata dalla Defense Advanced Research Projects Agency, si disputerà il 13 marzo su di un percorso di circa 400 Km che si sviluppa lungo il deserto che si estende fra Los Angeles e Las Vegas. Il team che riuscirà a tagliare per primo il traguardo entro un tempo limite di 10 ore si porterà a casa un premio in denaro di un milione di dollari. Condizione necessaria per vincere, però, è che l’autoveicolo completi il percorso senza nessun intervento umano od esterno: i computer di bordo, coadiuvati da molteplici sistemi elettronici e meccanici, dovranno riuscire a cavarsela in ogni situazione.

“L’obiettivo della gara – si legge sul sito della competizione – è quello di far leva sull’inventiva americana per accelerare lo sviluppo di tecnologie per i veicoli autonomi che possano essere utilizzate in applicazioni militari”.

Queste tecnologie potrebbero risultare molto importanti anche per altri settori, oltre a quello militare, quali ad esempio quello industriale, agricolo e, soprattutto, dei trasporti su strada. Alcune delle più grandi case automobilistiche stanno già sperimentando tecnologie che consentiranno alle auto di accorgersi e avvertire il conducente di improvvisi ostacoli, della presenza di ghiaccio sul manto stradale o, come il modello recentemente presentato da Toyota , di parcheggiare da sole.

I “veicoli autonomi”, descritti dai loro progettisti come “supercomputer su ruote”, utilizzano una grande varietà di tecnologie che gli permettono, attraverso sistemi di navigazione satellitare, sensori, telecamere e laser, non solo di calcolare il tracciato migliore e più breve verso la meta, ma anche di “vedere” gli ostacoli, riconoscerli e affrontarli nel modo più appropriato: ad esempio aggirandoli, come nel caso di rocce o alberi, oppure passandovi con cautela attraverso, come nel caso di piccoli corsi d’acqua o dossi.

Per gestire tutti i dati che provengono da sensori e sistemi di navigazione, e calcolare rotta e strategie di gara in tempo reale, i mezzi di trasporto autonomi necessitano di una grande potenza di elaborazione: si va, ad esempio, dal sistema a 4 vie basato su Itanium della Carnegie-Mellon University al sistema basato su di una workstation Power PC, tre laptop e un computer industriale del team SciAutonics LLC.

Alcuni fra i calcoli più impegnativi a cui devono far fronte i computer di bordo riguardano la creazione in tempo reale di un modello fisico del terreno e il riconoscimento degli ostacoli.

“Fare in modo che il computer si accorga di un brusco pendio, come un burrone, è un compito davvero arduo”, ha spiegato Charles Reinholtz, professore di ingegnerie meccanica presso la Virginia Tech University. “A differenza di un albero o di una roccia, si tratta infatti di una depressione, dunque non visibile all’orizzonte”.

Ma anche gli ostacoli che sporgono dal terreno rappresentano una vera sfida per i progettisti, soprattutto quando il veicolo deve indentificarli e decidere se e come aggirarli a velocità vicine ai 100 Km orari.

“Una persona che vede un albero riconosce immediatamente che si tratta di un albero, ma cos’è che lo rende tale? Come possiamo insegnare ad un computer cosa è un albero e cosa non lo è?”, ha detto Reinholtz.

Fino a che i progettisti non saranno riusciti a rispondere in pieno a tale quesito, è forse meglio evitare di avventurarsi per i deserti californiani il prossimo 13 marzo.

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Pubblicato il
9 mar 2004
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