Nomi e volti sono stati associati in questi giorni dalla Polizia Postale ad una delle più importanti truffe ai danni dei consumatori italiani su Internet, un caso, quello della ditta A.D.B. CENTER WORKS , che aveva fatto gridare allo scandalo moltissimi utenti italiani: le indagini scattate lo scorso ottobre dopo le molte denunce hanno evidenziato che dietro questo e-shop, dal quale in moltissimi hanno comprato prodotti pagati e mai ricevuti, si celava una imponente organizzazione criminale .
L’inchiesta è partita dopo la pubblicazione su Punto Informatico di un articolo che nasceva dalla preoccupazione degli utenti perché il sito della ditta non era più attivo: poche ore dopo quella segnalazione, il server del sito era già stato sequestrato dalla Polizia Postale. Secondo gli inquirenti, sfruttando il proprio sito web, quella ditta ha truffato migliaia di clienti e di fornitori .
Dal lavoro del compartimento abruzzese della Polizia delle Comunicazioni è emerso un network criminale che secondo gli inquirenti era specializzato in attività di bancarotta e che aveva in corso altre iniziative criminali “che coinvolgevano la OFFICE MANIA di Cassina dè Pecchi (MI) (anch’essa si occupava di commercio elettronico con un negozio online, oltre che attraverso tre punti vendita nell’hinterland milanese), la NUOVA MOBIL STYLE di Meldola (FC) e la BQR di Roma”.
I prodotti venivano venduti da quell’e-shop con forti sconti sui prezzi di listino, sconti però non così pesanti da mettere in allerta tutti gli utenti che, come si può leggere in un forum che ha seguito la vicenda fin dall’inizio, avevano creduto alla buona fede dei titolari del negozio.
In una nota diffusa dalla Polizia si apprende che le indagini della PolPost si sono incrociate con quelle della DIA di Milano, una collaborazione che ha “consentito di smascherare il livello superiore dell’organizzazione che utilizzava l’attività di bancarotta per riciclare grosse somme di denaro, provenienti dal traffico internazionale di stupefacenti. Il capo dell’organizzazione, dal suo rifugio in Spagna dove era fuggito per evitare l’arresto per le attività illecite, controllava attraverso internet con collegamenti in audio ed in video le varie sedi dove si svolgevano le attività illecite, intervenendo costantemente su di esse”.
19 i soggetti considerati responsabili della truffa, 35 le perquisizioni effettuate e 14 gli ordini di custodia cautelare spiccati dal GIP (di cui 11 in carcere e 3 domiciliari). “Due di questi provvedimenti – specifica la Polizia – sono mandati di arresto europeo, dato che riguardano persone che da tempo sono fuggite all’estero, per evitare di essere arrestate”. Di queste, 3 sono ancora ricercate.
“Nel corso delle perquisizioni – spiegano le forze dell’ordine – è stata sequestrata un’enorme mole di documenti aventi valore probatorio e di materiale provento del reato (sono stati sequestrati, tra l’altro, 9 esercizi commerciali, alcuni depositi e il loro contenuto, a Milano, Roma, Forlì e nelle province di Perugia e di Terni)”.
Uno degli aspetti più pesanti della vicenda, sottolineano gli inquirenti, è la dinamicità con cui negozi web sono stati creati da organizzazioni criminali senza scrupoli, capaci di sfruttare i proventi di questi illeciti per finanziare attività di ben altro genere. Nelle prossime settimane dovrebbe essere possibile capire se e in che misura, ed in che modo, le vittime di questo schema potranno sperare in una qualche forma di rimborso.