USA, educazione al sexting

USA, educazione al sexting

I democratici sponsorizzano un disegno di legge che differenzi lo scambio di immagini pruriginose dai reati di pedopornografia. I teenager dovrebbero seguire un corso di recupero sui pericoli (legali e morali) del sexting
I democratici sponsorizzano un disegno di legge che differenzi lo scambio di immagini pruriginose dai reati di pedopornografia. I teenager dovrebbero seguire un corso di recupero sui pericoli (legali e morali) del sexting

Un nuovo disegno di legge , proposto da un gruppo di senatori democratici per mitigare un fenomeno ormai in ascesa in terra statunitense. Trattasi però di un approccio meno aggressivo alle attività di sexting , ovvero dell’invio a mezzo elettronico – tipicamente via cellulare – di immagini pruriginose o addirittura pornografiche.

E le previsioni legislative del Cyber-Crime Youth Rescue Act cercheranno di istituire un vero e proprio programma di recupero degli adolescenti a stelle e strisce , spesso colti a scambiarsi immagini di nudo o rappresentazioni esplicite del proprio corpo. Il gruppo di senatori vorrebbe in sostanza differenziare il sexting da reati più pesanti come quello legato alla condivisione di immagini pedopornografiche .

Ai responsabili dell’ Office of Children and Family Services verrebbe dunque assegnato un compito tra i più delicati: istituire dei corsi formativi sui pericoli (legali e morali) del sexting . Tutti gli adolescenti colti in flagrante verrebbero così obbligati a seguire un programma di recupero, affinché comprendano gli eventuali pericoli legati allo scambio selvaggio di immagini pornografiche.

Un approccio decisamente più morbido di quello mostrato dalle autorità di stati come la Virginia e la Pennsylvania, già scagliatesi a livello penale contro il fenomeno del sexting. I minori – scarsamente consapevoli del rischio di finire nelle grinfie di un predatore sessuale – dovrebbero essere educati e non puniti. C’è chi non ha risparmiato l’ironia: il programma farebbe bene anche a molti adulti.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il 9 giu 2011
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