USA, i pirati di Xbox patteggiano

USA, i pirati di Xbox patteggiano

Vendevano console Microsoft modificate e ricolme di giochi pirata a prezzi che arrivavano a 500 dollari. Arrestati, ora cercano di evitare sentenze che potrebbero essere pesantissime. Uno di loro è latitante
Vendevano console Microsoft modificate e ricolme di giochi pirata a prezzi che arrivavano a 500 dollari. Arrestati, ora cercano di evitare sentenze che potrebbero essere pesantissime. Uno di loro è latitante

Los Angeles (USA) – Hanno ammesso le loro colpe e si sono dichiarati colpevoli di aver costituito un’associazione finalizzata alla violazione del diritto d’autore con finalità di lucro e, in particolare, alla distribuzione di console videoludiche Xbox modificate in modo illegale e “riempite” di videogiochi pirata.

Ieri, il 34enne Jason Jones di Los Angeles dinanzi ad un giudice distrettuale ha dichiarato che con il proprio negozio ACME Game Store aveva messo in piedi un’attività che, assieme al complice Jonathan Bryant, di 44 anni, portava i due a vendere le console Microsoft trasformate a prezzi che potevano arrivare a 500 dollari l’una. Pei Cai, 32enne complice dei due nell’operazione, non si è presentato in tribunale ed è ora considerato ufficialmente latitante. Cai viene descritto come “il tecnico” che ha effettuato le modifiche e sulla sua testa pendono anche altre violazioni in merito al bypass che ha effettuato delle tecnologie di protezione delle Xbox pirata.

La console del big di Redmond Su ogni macchina, ha ammesso Jones, venivano caricati una 50ina di giochi pirata. Nel suo negozio Jones presentava la Xbox e avvicinava i clienti spiegando loro quali vantaggi avrebbero ottenuto spendendo un po’ di più per la console: l’avrebbero trovata ricolma di titoli videoludici che, pagati uno ad uno, sarebbero costati molto ma molto di più.

Una tentazione irresistibile, a quanto pare, per un alto numero di clienti. Anche per questo Jones ha ammesso tutto: sul suo capo, e su quello dei suoi complici, pende infatti un procedimento che potrebbe concludersi con ammende fino a 250mila dollari e carcere fino a cinque anni. Se la pena verrà ridotta, Jones dovrà comunque, con ogni probabilità, pagare danni pari ad almeno il doppio di quanto guadagnato con l’operazione illegale.

La sentenza per Jones è attesa per il 7 agosto e poco dopo dovrebbe arrivare anche quella per Bryant.

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Pubblicato il 12 mag 2006
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