USA, i videogiochi ora sono più sicuri

USA, i videogiochi ora sono più sicuri

Lo sostiene un controverso studio dei genitori statunitensi del National Institute on Media and the Family. Conclusioni che sembrano affrettate e non convincono gli esperti
Lo sostiene un controverso studio dei genitori statunitensi del National Institute on Media and the Family. Conclusioni che sembrano affrettate e non convincono gli esperti

Le pagelle, si sa, sollevano spesso polemiche. Anche quando riguardano i grandi. E allora può succedere che il report annuale sull’industria dei videogiochi della più influente associazione genitoriale statunitense, il National Institute on Media and the Family (NIMF), anziché bastonare i produttori se la prenda proprio con mamme e papà. Perché? Secondo qualcuno non sarebbero le rilevazioni a determinare i risultati dello studio ma sarebbero i fondi che i produttori di videogame avrebbero riversato nel NIMF.

Il report annuale, il 13esimo della serie, esamina gli sforzi compiuti nell’anno in corso dall’industria videoludica per tutelare i minori. A questo scopo i redattori forniscono statistiche sull’impiego dei videogiochi, stilano liste di giochi da evitare, offrono una panoramica degli ultimi ritrovati tecnologici ed organizzativi in materia di controllo parentale e prevenzione. Ma soprattutto, come racconta PcWorld , danno i voti ai vari attori coinvolti nella filiera.

Ed è qui che arrivano le sorprese (e le polemiche). La prima promozione, con lode, è per l’ Entertainment Software Rating Board (ESRB) , l’agenzia non profit che si occupa del rating dei videogiochi negli Stati Uniti. L’ESRB, spiegano i ricercatori, continua a migliorare i propri sistemi di valutazione, ed oggi offre anche attività formative ad hoc per i genitori. Ma senz’altro promossi sono anche i produttori di console, premiati per i loro sforzi nel congegnare timer, dispositivi per il parental control ed altri strumenti di supporto alle monitoraggio dell’attività videoludica. Giudizio positivo infine, ma senza lode, per i negozianti. Questi ultimi, spiegano gli estensori del documento, si stanno attenendo più scrupolosamente che in passato ai divieti di vendita ai minori, ma non hanno ancora raggiunto risultati ottimali.

E i genitori? Per loro arriva una inaspettata bocciatura. Le mamme e i papà d’oltreoceano, si legge nel documento NIMF, non hanno fin qui saputo approfittare a pieno delle innovazioni tecnologiche, informative e formative realizzate nel settore. E, oltretutto, mostrano di non dedicare tempo sufficiente alle attività di supervisione rispetto alle sessioni di gaming dei loro figli.

I risultati offerti dal documento, dunque, evidenziano una volta ancora i rischi legati all’assenza di vigilanza sull’attività videoludica dei figli da parte degli adulti. Allo stesso tempo, tuttavia, il report NIMF non convince tutti.

Anzitutto, come rilevato dallo stesso PcWorld , lo studio non offre una mole adeguata di dati empirici e scientifici a supporto delle proprie tesi, mentre appaiono discutibili i criteri che presiedono alle scelte di giochi “da evitare” e “da comprare”. Ma soprattutto, evidenzia Game Politics , risulta molto più difficile accettare come obiettivi i risultati pubblicati da NIMF quando si apprende che quest’ultima ha ricevuto nel 2008 finanziamenti per 50000 dollari dall’Entertainment Software Association (ESA), la principale associazione di rappresentanza dei produttori. O, come scrivono i più maliziosi, da uno degli scolari che di lì a poco avrebbe promosso con lode.

Giovanni Arata

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Pubblicato il 2 dic 2008
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